Fine torneo

Hai presente quel momento in cui il torneo finisce? 
Il sole tramonta, la spiaggia si svuota, il mare piatto ha un'inconfondibile riflesso rosa. 
E nel tuo campo, fino a poche ore fa stretto da una splendida cornice di pubblico in cui ci si dava battaglia per essere i migliori... adesso regna la pace. 
Tu sei lì che respiri questo lungo attimo, tra i flash di quello che hai fatto di davvero buono e i flash di ciò che avresti potuto fare meglio.

E ti senti bene.

Perché ancora una volta ti sei messa alla prova, ancora una volta hai sfidato ottimi avversari.
Ancora una volta hai alzato la tua asticella chiedendo di più a te stesso e hai avuto a fianco una compagna che ha lottato con te e per te, dentro e fuori dal campo.

Ricorda di onorare il momento di fine torneo, perché a prescindere dal risultato che hai conseguito, c’è qualcosa che puoi imparare da ogni performance.

E anche questa ultima partita diverrà un pezzetto del prezioso e variegato collage che costituisce la tua identità di Giocatore.



Io posso

“Il signor Reeves, nonostante le sue rigide vedute sulla buona condotta, era un tipo piuttosto bizzarro, con un modo di dire e di fare che si incideva nella memoria. 

Un giorno, in classe, urlò: 
“Silenzio!"
E quando esigeva il silenzio, credetemi, si faceva silenzio.
Sento ancora i suoi passi mentre si dirigeva verso la lavagna e lo stridio del gesso mentre scriveva in caratteri ben marcati la frase NON POSSO.

Pulendosi le mani dalla polvere di gesso, si voltava e chiedeva:
“Cosa si fa adesso?"
Sapevamo tutti cosa volesse, perciò l'intera classe cantilenava:
“Si toglie il NON."
E con gesto ampio il maestro cancellava la particella negativa, lasciando che la parola POSSO campeggiasse da sola, chiara e distinta.

La rivedo nitida ancora oggi, come tanto tempo fa.
Dopo questa indimenticabile dimostrazione pratica, il signor Reeves diceva con la sua voce potente:
“Vi sia di lezione, e non dimenticatelo mai. Ognuno di voi può, se è convinto che può. "

Volgeva lo sguardo da un lato all'altro dell'aula, soffermandosi su ognuno di noi, e aggiungeva:
“Pensate sempre: io posso."”

Norman V. Peale




Fai con ciò che hai

Se c'è un atteggiamento che ho imparato, coltivato e tatuato sulla pelle durante la mia carriera sportiva è quello di fare tutto ciò che posso fare con quello che ho a disposizione.
Senza pensare a ciò che non c’è, non c’è più, sarebbe dovuto essere o non va bene, o non è giusto.

Tanto se qualcosa manca, manca.
E se non è sotto il mio controllo inutile recriminare, lamentarsi, perdere tempo ed energia a chiedersi "perché?"... "e se?"

Quando si vince si festeggia, ma è solo grazie al lavoro sporco e alla giusta mentalità che c'è dietro, e ad un atteggiamento di costanza e disciplina volto alla ricerca di soluzioni che è possibile accedere per pochi istanti alla gioia e alla soddisfazione della vittoria.

L’attenzione va dentro di te.
A quello che puoi fare ed essere.
Va alle cose utili, quelle che puoi usare in questo momento per fare bene.

E poi via a lavorare a testa bassa (ma sguardo fiero) verso nuovi obiettivi.
Senza scuse.



Ciondolo e magia

Ho comprato questo ciondolo tempo fa, prima di innamorarmi di Gian.
Più mi soffermo a contemplarlo più comprendo che il nostro incontro era già scritto.
Chissà da quanto ci osservavi Anima Benedetta.. forse sei stata tu ad organizzare per noi quel primo magnifico cielo stellato al sapore di Luna.
Ci hai guidati nel tempo, nel luogo, nelle promesse e nelle azioni.
Tra zone d’ombra da affrontare, spiragli di luce e amore appassionato hai creduto in noi come persone, come coppia e come genitori.
Quindi hai lasciato che i nostri corpi compissero il miracolo, sei scesa dentro me, hai scelto la tua vita, hai scelto il tuo sesso, infine il tuo nome.
Sembra Magia... e in effetti lo è.


Il pre-gara

C’è quello specifico momento in cui attendi di entrare in campo per trasformare tutti i tuoi allenamenti nella migliore delle prestazioni.

-Che cosa fai in quelle occasioni?
-A che cosa pensi?
-Cosa ti dici?
-Che film fai partire nella tua mente?
-Che emozioni provi?

Spesso un atleta non è consapevole che proprio nei minuti che precedono la gara, mette a rischio tutta la sua preparazione.
Si distrae perdendo il focus, cade nella tensione eccessiva, inizia a parlarsi malamente, perde fiducia, e via dicendo.

Cosa fare? 🧐

Quando hai esaminato la qualità dei tuoi pensieri, delle tue parole, dei film mentali e delle emozioni (rispondendo ai quesiti iniziali👆🏻) fatti questa domanda:

Ció che vedo/ascolto/provo prima di entrare in gara è UTILE o NON UTILE a dare il meglio di me?

Se la risposta è SÌ: super!
Se la risposta è NO: intervieni immediatamente cambiando le immagini del tuo film e il tuo dialogo interno.

Devi sapere che non ci sono emozioni o pensieri buoni o cattivi.
Ma ci sono emozioni o pensieri utili o non utili in un dato contesto.
E la cosa fantastica è che li puoi cambiare in base alla tua necessità.

Anticipare mentalmente il tuo successo, ad esempio, vedere mentre vai bene, sentire che il tuo corpo fa quello che hai allenato con impegno, ascoltare la tua voce mentre ti parla in maniera chiara e propositiva è utile, furbo e ti mette nelle condizioni di approcciare bene la partita.

Occhio perché l’anticipazione mentale non ti dà la sicurezza di raggiungere quel risultato, MA è un modo altamente efficace per attingere il più possibile alle tue risorse mentali e fisiche.

Buon lavoro!


Ti osservano

Sai perché devi essere il meglio di te come persona e come atleta?
Perché lì fuori c’è qualcuno che ti osserva.
Che da te prende esempio.
Che ti ammira, che magari ti imita, che da grande ti vuole somigliare.
Non sai quando, non sai per quanto. Ma c’è.

E probabilmente la palla è ancora grande tra le sue manine.


Non sai...

Non sai se è giusto, non sai se basta.
Non sai se capirà o se già capisce ed è proprio lei ad indicarti la via del Coraggio.
Non sai se è troppo o è troppo poco.
Non sai se nasconderti mentre piangi o se piangere di fronte al suo sguardo attento, chiedendole comprensione.
Ma sai che lo fai per Amore e con Amore.
Continuamente.

Mamme

Sono all’uscita della Chicco con Petra Luna e insieme a noi sta uscendo anche una famiglia.
Sono “nuovi”.
Si vede da come maneggiano l’ovetto.
Papà, mamma e cucciolo.
Lui indossa pochi giorni di vita.
“Che meraviglia, quanto ha?”
Vedo che la mamma si irrigidisce.
Tesa in volto.
In guardia.
“Due settimane..”, mi risponde.
“È la prima uscita”, aggiunge il papà con fare amichevole.
Mi tengo a debita e rispettosa distanza, contemplando quell’ennesimo miracolo del cielo e pensando a quanta gioia e subbuglio portano pochi centimetri di essere umano.
Il papà attacca bottone, mi chiede di Petra Luna.
Gli rispondo, ma la mia attenzione rimane sulla mamma e il suo neo-nato.
La prima uscita, il primo contatto con il mondo.
Quel momento delicatissimo, ancora nitido nella mia mente, in cui la mamma espone suo figlio per le prime volte.
Sorrido al piccolo.
Sorrido a lei.
Molla impercettibilmente le spalle, ma rimane in guardia.
Le Madri, che animali incredibili.
Che fascino!
Che forza!
Penso ad una leonessa che, attenta ad ogni spostamento, è pronta ad uccidere pur di difendere il suo cucciolo.
Vedo nel volto di questa madre la capacità di fare qualsiasi cosa pur di proteggere.
Vedo il materno desiderio di conservare intatta l’intimità di quella relazione a due.
Questa creatura che ora è alla luce, vulnerabile, fuori controllo, lei la vorrebbe ancora dentro alla sua pancia, al sicuro.
Sei mamma.
Quanto Amore da incanalare!
Quanti “devo” da sciogliere in “posso”.
Selvaggia, provata, tenera, fragile, potente, appesantita, insicura, struccata, amorevole, pronta ad attaccare se necessario.
La guardo e le dico:
“Complimenti, Brava.”
Lei apre un bel sorriso.
Vorrei abbracciarla e dirle che è tutto ok.
E che, anche lei, ce la farà.
Ce la sta già facendo.


5 mesi si te

5 mesi fa eravamo in ospedale, tutti e 3, a travaglio iniziato.
Papà, io, e te.
Uniti più che mai.
Incerti, curiosi, disponibili, stanchi, emozionati, coraggiosi, confusi, guidati.
Stavamo per entrare faticosamente in sala parto, ognuno già in cammino con il proprio ruolo, momento, spazio e rispetto.
Ognuno ad interpretare egregiamente la propria parte per riunirci nel primo indimenticabile, divino sguardo.
5 mesi tra qualche ora.
5 mesi che siamo Famiglia.
5 mesi che sono mamma.
Adesso dormi totalmente abbandonata tra le mie braccia tenendoti aggrappata con la manina alla scollatura del pigiama.
“Resto qui. Sono qui per te. Sono qui con te.”
Avevo scritto un poema.
L’ho cancellato.
Ti amo.
Vi amo. 

Anima

Volevo scoprire dove abitasse l’Anima.
Credevo non fosse ospitata dal corpo.
E invece tu mi hai mostrato che, tra i suoi tanti passaggi, dimora anche qui.
La mia è proprio appena sotto il cuore, ma più centrale, dietro lo stomaco, oltre il diaframma. 
Profonda.
Dentro.
C’è quel punto lì che quando ti bacio si espande e saltella.
C’è quel punto lì che quando ti aggrappi a me con quelle manine paffute gioisce.
C’è quel punto lì che quando mi guardi e ridi, ride.
C’è quel punto lì che quando mi fissi rapita, si emoziona.
C’è quel punto lì che quando ti sbircio dormire, contiene tutta la tenerezza del mondo.
C’è quel punto lì che quando sei concentrata e ti batte il mento, si scioglie d’orgoglio.
C’è quel punto lì che, per come riesci a farlo (com)muovere, per forza di cose è la mia Anima.
Ti amo Petra Luna