Si impara vivendo

Mia figlia mi insegna che non si impara a camminare su un libro.
Si impara a camminare, camminando.
E allora fallo quel passo, perché anche se non è perfetto, anche se non è nella direzione giusta, anche se non è come “dovrebbe essere fatto”, anche se metti male il piede e perdi l’equilibrio, puoi farne uno subito dopo.
Fallo quel passo, anche se ti tremano le gambe.
Perché più volte tenterai, più forte diverrai.
Si impara facendo.
Si impara vivendo.


Un bimbo è adesso.

Qualche giorno fa sistemavo i vestitini di Petra Luna con cura, quelli che non le vanno più bene.
Vanno archiviati per il prossimo bimbo o per chi ne avrà bisogno.
Li ho piegati e messi in una borsa, come già mi è capitato di fare più volte in questi mesi.
Li osservavo commossa... è già cresciuta così tanto da allora???!!!! 
È passato pochissimo tempo eppure la sua evoluzione non ha sosta.

Riflettevo sul fatto che lei quegli abitini non li indosserà più.
Non è come quando noi adulti facciamo il cambio di stagione: metti via i vestiti e la stagione successiva li ritrovi lì ad aspettarti.

Con i bimbi no.
Lei non ritroverà quel bodino, quella maglietta, quel vestitino.
Lei indossa ciò che le serve fino a che le serve, e poi lascia andare.
Facendo spazio per il nuovo.

Un bimbo vive nel presente, si nutre di presente, si veste del presente.

Un bimbo è adesso.

Un adesso che non torna più.

Schemi lontani

Non mi permettevo nemmeno di sognarlo, un Amore così.

Sto sperimentando una tale felicità che a volte mi chiedo se me la merito.

Forse facciamo meno fatica ad abituarci al dolore che alla felicità.

Ieri sera al ristorante, ad esempio, dopo un toccante feedback ricevuto da Nicoletta e Franco ho provato la sensazione di “Non sarà troppo?!”.
Era bello, troppo bello.
Tutto quell’amore nei loro occhi, tra le loro parole... quell’essere vista nella mia essenza, apprezzata.

Volevo quasi sfuggire.

Credo sia uno schema che viene da lontano.
Da bambina desideravo ardentemente che nella mia famiglia ci fosse serenità.
La domenica in chiesa, durante la comunione, recitavo sempre questa preghiera: “Caro Gesù, grazie che ci fai stare tutti bene, proteggici ancora, fa che papà lavori e donaci la serenità. Grazie, amen”.

Credevo che sarebbe calata dal cielo se mi comportavo bene, se chiedevo con il cuore pulito, se mi rendevo utile in casa, se giocavo bene a pallavolo, se badavo ai miei fratelli.

Negli speciali momenti in cui la serenità regnava tra le mura domestiche, la felicità si toccava con mano.

Ci guardavo ridere di gusto pur sapendo che sarebbe durata poco... che, incapaci di trattenerla sarebbe fuggita dalla finestra socchiusa a causa di una parola fuori posto, uno sguardo di disaccordo, un gesto di fretta, un ritorno alle abitudini conosciute perché “così è più facile” o perché “sono fatto così”, o perché “non so fare altrimenti”.

Si scappava da quella serenità, probabilmente pensando: “Se resto qui troppo a lungo poi accade qualcosa di brutto e ci rimango male”.

Un imprinting che ha segnato le mie emozioni, perché quando sono smodatamente felice provo al contempo la paura che possa finire.

La donna che sono oggi ha deciso che é tempo di abbandonare quegli schemi per sposare nuove e più funzionali abitudini.
Desidero che mia figlia possa crescere con l’esempio accanto di chi merita e sa godere della Serenità.

Non sono ancora libera di esserlo.
Non sono ancora libera di non avere paura.
Ma ci sto lavorando.
Ci lavoro sodo.

E percepisco che, piano piano, la breccia fatta dall’Amore sul mio scudo da guerriera sta lasciando uscire il suo nettare.

Sento che è cosi.




I pezzi del puzzle

Ho girato la vita in lungo e in largo, principalmente grazie allo sport.
Ho fatto innumerevoli esperienze che sento di avere goduto e apprezzato fino all’osso.

Mi ci sono sporcata, con la vita, ho corso all’impazzata, mi sono sbucciata le ginocchia, fatta il bagno, cambiata d’abito.
Ci ho fatto le passeggiate, mano nella mano. 
Sono stata coccolata, nutrita.. e ho imparato presto a fare ed essere da sola.

In questi giorni di montagna, così come nella precedente vacanza al mare, mi sono riscoperta bambina, eccitata ed entusiasta per cose mai fatte, luoghi mai visti, abitudini e routine mai avute.
Una felicità che quasi destabilizza, come se fosse troppa da poter essere contenuta.

Intorno a me spio e ammiro chi con la certezza e la sapienza di posti conosciuti, salde routine e vacanze già sperimentate, si muove con saggezza, padronanza e armonia.

E allora penso che mi sono mancati dei piccoli pezzetti di infanzia, di giovinezza.
Pezzi di “normalità”, di gioia, di avventure, di ricordi.
Ma non mi sento male per questo, anzi, perché ad oggi ne apprezzo ancora di più il valore.

Assaggio, assaporo, scopro, mi metto in ascolto, scelgo, mi lascio incantare dalla meraviglia, dalla vastità e intelligenza della Natura, dal perfetto cibo che sa offrirci, dai panorami che mi inumidiscono gli occhi, dai colori che segnano, dal grande cuore delle persone amate con cui condivido il cammino.

E questi pezzi del puzzle, che erano lì ad aspettarmi, appena si sentono riconosciuti prendono magicamente la loro posizione.

Quasi a dire:” È il mio momento!”

Non si sentono in ritardo, non sono sgualciti, rovinati, rancorosi, o peggio negli anni hanno perso la loro vivacità.

No.

Sono splendenti, felici che io abbia trovato il tempo e il modo di scoprirli.

Prendo con cura un pezzo alla volta tra le mani.
Gli sorrido, lo benedico, e lo posiziono lì, nel suo incastro perfetto.
Ad impreziosire il mio meraviglioso disegno in questa esistenza.

“Non è mai troppo tardi per avere una infanzia felice”.
R.Bandler



Preghiera all'Angelo del bosco

Angelo del bosco, benedici queste mani in relazione, proteggi il nostro Amore, abbi cura di questa Famiglia.

Rendici solidi, compatti, rispettosi l’uno con l’altro.

Aiutaci a onorare con rettitudine la missione e i ruoli che siamo venuti a compiere in questa vita e lascia aperte le porte della comprensione affinché qualsiasi cosa accada possiamo sempre tornare a casa, l’uno tra le braccia dell’altro.

Perdona le imperfezioni e la fallibilità, veicola l’abbondanza, donaci coraggio per affrontare le sfide.

Angelo del Bosco, grazie per averci accolti nella tua magica dimora verde che unisce grandi e piccini.


Perfezione vs Eccellenza

Perfezione ed Eccellenza non sono sinonimi.

Tendere alla perfezione è rischioso e praticare il perfezionismo è frustrante. Perché?
Perchè la perfezionista diventa un’aspra giudice di sè stessa.
La perfezionista non perdona le sue mancanze.
La perfezionista dopo ogni errore si carica sulle spalle un nuovo macigno.
E continua ad allenarsi e giocare così, appesantita da una colpa, da un “Avrei dovuto....”, o da un “Devo fare così!”, o “Non sono abbastanza”, o “Non sono all’altezza”.
Anche se sei alta eccome.

Guardati bene.
GUARDATI BENE.
E smettila di criticarti.
Impegnati, dai il massimo, punta in alto, credici, e per favore smettila di criticarti.
Quella vocina che crede sia utile giudicare nel bene e nel male ogni tuo singolo gesto sta impedendo ai tuoi talenti di emergere.

Quella vocina lì, ti sta boicottando e ti allontana di un passo dai tuoi sogni.

Respira.
Non DEVI essere Perfetta, ma PUOI essere Eccellente.

E se VUOI essere Eccellente invece di DOVER essere Perfetta aiuti il tuo gioco a sviluppare, al posto di una rigidità che conduce all’errore, un’armonia che ti servirà nei momenti importanti. Eccellenza significa puntare ad essere il meglio, puntare a fare il meglio.

Focalizzati sulla ricerca e lo sviluppo dell’Eccellenza.
Focalizzati sui progressi, non sulla Perfezione.

Sogni e paracaduti

I disegni dei bambini parlano.
I disegni dei bambini manifestano il loro mondo interiore, i sogni, i desideri, le passioni.
I disegni dei bambini sono molto potenti e possono tracciare la storia.
La loro storia.

Felix aveva 5 anni quando ha consegnato alla mamma questo disegno che lo rappresenta a bordo di un paracadute, accanto ad un grande sole, in attesa della sua merenda.

Quel bimbo, oltre 30 anni dopo, è stato il primo uomo ad aver superato la barriera del suono lanciandosi da un'altezza di 39000 metri a bordo in un pallone.

Felix Baumgartner ha preparato questa impresa in 7 anni.

O forse molto di più, tutta la Vita.

Cosa disegnavi da bambino? 
Io disegnavo palloni ovunque 😊🏐

«È interessante vedere dove possono portarti i tuoi desideri se rimani focalizzato e non molli mai, anche quando ti sembra dura».
F. B.