RUBRICA- CrossOver- Fioccano Palloni!

Ciao ragazzi! Come avete passato la Pasqua? 
Io sono tornata tre giorni dalla mia famiglia, dove ho fatto scorta di "aria di casa" e il pieno di Playoff seguendo le semifinali indoor maschili e femminili.
Il giorno di pasquetta ho avuto il piacere di assistere come madrina all' inaugrazione di un nuovo centro federale di Beach Volley al coperto ( il Point Beach di Mussolente, Vi)... situato vicino al mio paese di origine. La struttura è molto valida (3 campi al coperto e due fuori) quindi ci tengo a segnalarvela nel caso foste della zona o se passando li come capita a me, aveste necessità di allenarvi. 

Finalmente ci siamo. La nuova stagione del World Tour si apre ufficialmente con le prime due tappe in oriente! 4 saranno le nostre coppie impegnate a disputare l'Open e il grande Slam in Cina.
Io e Giulia invece abbiamo altre due settimane di lavoro a Roma in preparazione al nostro primo torneo dall' altro "lato di mondo", in Messico. Non vedo l'ora di immergermi nuovamente nel clima del beach volley internazionale, dove so che incontrerò i migliori atleti del mondo di questa disciplina, pronti a darsi battaglia nel sano spirito agonistico.

Anche se le splendide giornate hanno iniziato a fare capolino consentendoci durante il nostro collegiale a Ostia di allenarci in costume, oggi parliamo di neve! 
Eh, no...non siamo esattamente fuori tema in quanto le nostre ospiti di CrossOver sono due delle protagoniste del circuito internazionale di Snow Volley!

Nato ufficialmente nel 2009, lo Snow Volleyball Tour powered by Amway, (che si svolge tra Germania, Svizzera, Austria e Italia) sta prendendo sempre più piede sulle Alpi come versione invernale del beach volley ed è ormai un appuntamento fisso anche per l'Italia, essendo tornato per il secondo anno consecutivo ad animare Plan de Corones (Alto Adige), dove si è disputata nel weekend del 29-30 marzo la quarta tappa del torneo 2014.
Il circuito sta suscitando sempre maggiore interesse anche tra testate giornalistiche televisive quali SkySport con Icarus e Mediaset con XXL. A prova di questo, anche atleti di beach volley del calibro del bronzo olimpico Martins Plavins, sono stati protagonisti del tour...in verità avevano invitato anche me! :)

Non mi resta che lasciare la parola a Sabrina Cutrì e Sofia Andreoni, team targato Sportoutdoor24, che condivideranno con noi qualche curiosità di questa loro esperienza.

1. Come si gioca a Snow Volley? In che cosa si differenzia dal Beach Volley (per modalità, regole, punteggi, svolgimento del torneo) e in che cosa invece è simile? 

E’ tutto uguale al beachvolley, sono solo più tolleranti verso il palleggio e non valutano il muro  come tocco (avvicinandosi più alla pallavolo indoor). Campo e procedure sono identiche. Lo svolgimento del torneo è limitato ai tempi sciistici: per non farci alzare all’alba e riuscire a terminare con l’ultima discesa della funivia, le tempistiche sono ridotte. I set, finali a parte, sono ai 15. Un’organizzazione ancora in via di evoluzione, ma sicuramente efficiente.

 2. Che effetto fa giocare tra la neve circondati dalle montagne piuttosto che su una calda spiaggia? 
Un effetto spettacolare e a volte mozzafiato, vista la bellezza del panorama. Giocare con le montagne innevate e tutto questo bianco intorno è davvero incredibile, sembra davvero di stare sul tetto del mondo in un atmosfera molto rilassante, nonostante la competizione. L’altitudine non l’abbiamo sofferta neanche sottosforzo.

3. Che tipo di abbigliamento avete usato? Quali calzature? Come era il pallone? 
Abbigliamento coprente, per noi ragazze un po’ freddolose, ma si poteva quasi azzardare una t-shirt e un pantalone più corto visto il meteo favorevole. Come calzature abbiamo recuperato delle scarpe da calcio: l’importante è che ci siano i tacchetti: più profondi sono, meglio è. IL pallone era un wilson, leggermente più pesante del mikasa usuale.

Quasi dimenticavamo: abbiamo messo anche le ginocchiere, l’atterraggio sul campo non è certo soft come sulla sabbia.

4. Che cosa vi ha colpito di più della manifestazione? 
L’organizzazione impeccabile, la disponibilità, l’internazionalità. La voglia di divertirsi e fare divertire. La sportività e la gentilezza, senza dimenticare la competizione. 
 5. Come avete approcciato l'instabilità che possono creare ghiaccio e neve in uno sport con dei movimenti come i nostri? Avete adottato qualche tecnica per non scivolare?

Non abbiamo avuto molto tempo di studiare una tecnica particolare. Ci siamo buttate, in senso metaforico, sperando di non scivolare troppo. Abbiamo puntato alla precisione nel primo tocco e a fare delle scelte mirate in difesa, lasciando scoperte delle zone di campo che anche in tuffo non avremmo raggiunto a causa dell'instabilità creata dalla neve
Studieremo a tavolino una soluzione per la prossima occasione! :)

 6. Quante coppie erano iscritte? Da dove provenivano? 

Il maschile prevedeva una giornata di qualifiche il sabato, a cui poteva partecipare chiunque: al tabellone principale della domenica passavano solo quattro squadre, pronte a sfidare i professionisti (sono passate entrambe le squadre italiane, di cui una formata dai nostri compagni e amici beachers Gambarelli – Maccarelli).

Per le femmine invece quest’anno si sono limitati ad un torneo esibizione che inizialmente prevedeva 4 squadre, a cui ci siamo all’ultimo aggiunte noi: 3 italiane e due squadre polacche. Noi abbiamo perso per un soffio contro le polacche che sono arrivate seconde e anche con le vincitrici: purtroppo per problemi di tempo non sono state disputate le semifinali, hanno deciso di fare solo la finale primo-secondo, ci siamo così accontentate del terzo posto. Ma l’anno prossimo hanno già deciso che daranno più spazio al femminile, organizzando un torneo vero e proprio.

 7. Consigliereste questa esperienza ai vostri amici? Per quale motivo? 

La consiglieremmo a chiunque perché è davvero un evento sportivo innovativo ma soprattutto di grande festa e sportività. L’internazionalità ad oggi regala un plusvalore a tutta la manifestazione, si fa presto a gemellarsi. Inoltre è un’esperienza che non tutti hanno avuto ancora l’occasione di provare, la curiosità che aleggia intorno è altissima e tutti sono disponibilissimi.

(E poi se parteciperanno magari li chiamerà Giulia Momoli per intervistarli :) )

 8. Che sensazione da tuffarsi sulla neve per recuperare un pallone? 
Meno piacevole di sicuro rispetto alla sabbia. Anche perché senza guanti, rischi un po’ di bruciarti le mani se scivoli sul terreno. Il tuffo dovrebbe essere più simile a quello indoor. Inoltre quando ti rialzi non sei più così asciutto, quindi sei istintivamente meno invogliato a tuffarti su tutti i palloni.

9. In che cosa avete trovato delle difficoltà e che cosa invece è stato più semplice rispetto al tradizionale beach volley?

Il salto è più agevolato, perché il terreno è compatto e si sfrutta maggiormente anche la rincorsa. La parte innovativa è il pericolo di scivolare, elemento che non sei più abituato a valutare. Le scarpe aiutano, ma fino ad un certo punto; muoversi velocemente è molto più faticoso e meno immediato, credo sia necessario giocare molto più spesso prima di abituarsi.

10. Ha mai nevicato durante una vostra partita? Se si, come è stato giocare "sotto la neve"?

Per fortuna abbiamo trovato due giornate meravigliose, senza uno scorcio di nuvole. Le precedenti tappe non sono state così fortunate, l’ultima finale si era svolta sotto la neve, con visibilità ridotta, guanti obbligatori…. Non deve essere stato altrettanto divertente.

11. Quale è stato il momento più piacevole/ divertente? 

Senz’altro giocare nel campo centrale con tutto il pubblico che tifava e le cheerleader che danzavano. Ma anche la gara con il monosci (in cui eravamo meno “dotate”, diciamo così), le interviste, e il rilassarsi a prendere il sole quasi come fossimo in spiaggia non è stato da meno.

12. Come definireste questa avventura in tre aggettivi? 

Indimenticabile, entusiasmante, bianca.



Grazie mille per la vostra testimonianza ragazze! Sicuramente, non appena ne avrò la possibilità, parteciperò ad un torneo di Snow Volley: sono curiosissima di giocare tra la neve! J
Alla prossima,
Momi

Qui il link originale dell'articolo su Pallavoliamo.it: 
http://www.pallavoliamo.it/rivista-on-line/crossover/

100 Happy Days #Day1

Ho deciso di aderire alla sfida 100 Happy Days (pubblica nel tuo social preferito una foto di ciò che ti ha reso felice, per 100 giorni di fila con questo hashtag) perché:
- Credo che la felicità vada condivisa affinché possa essere contagiosa
- Abbiamo un sacco di motivi per cui essere felici anche se a volte ci concentriamo più su quello che non abbiamo o che non abbiamo più piuttosto che dare il giusto valore e significato a tutto ciò che riempie la nostra vita.
- Quello che facciamo ha un impatto per noi, per gli altri, per l' ambiente
- La felicità non è qualcosa che si ha, ma che si fa: è un processo che mettiamo in atto fatto di scelte, di comportamenti e di azioni.
Oggi c'è stata la consegna del materiale tecnico Diadora per la nuova stagione, e non potevo che iniziare da qui.
Dal significato che questa preziosa Maglia Azzurra continua ad avere nella mia vita e del sogno quotidiano che mi permette di vivere.
Continua ad essere un onore e una meravigliosa responsabilità indossarla.
#100HappyDays #Day1 #EndorfinaisAFriendOfMine #ImABeachVolleyballPlayer #Diadora

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Che cosa significa Kaizen?

Nel 1984 un economista giapponese, Imai Masaaki portò in occidente la filosofia del kaizen , o del miglioramento continuo . 
La parola kaizen è un termine giapponese e si compone di due termini , kai (strada) e zen (saggezza), strada verso la saggezza. Applicare la filosofia del kaizen significa cambiare spesso la propria strategia o il proprio modo di pensare, per migliorarsi incessantemente
Il Kaizen, nella visione orientale, interpreta in modo ecologico la ricerca dei limiti che ciascun atleta sperimenta nella pratica sportiva. Possiamo dire che tutti noi, anche se non siamo atleti, siamo curiosi di conoscere fino a dove possiamo spingerci rispetto a una certa azione o rispetto a un obiettivo personale o professionale. Cercare di superare i propri limiti e migliorarsi continuamente è una normale e fisiologica esigenza dell' essere umano. 
Il processo che sta alla base del miglioramento continuo del kaizen si realizza attraverso piccoli passi ed è rappresentabile con la metafora di una scala sulla quale si può salire in modo lento e graduale. 

Ad ogni passo corrisponde un piccolo miglioramento. Percorrendo la scala fino in cima si raggiunge lo stato desiderato di eccellenza rispetto all' obiettivo posto. 
Coloro i quali adottano questa filosofia di vita non smettono mai di salire la scala perché trovano sempre una spinta al miglioramento e quindi una possibilità di crescita.