Una famiglia... infinita


Noi Momoli... saremo anche strani, ma questa famiglia numerosa mi sta insegnando tanto. Vedo papà tra i suoi fratelli (nonna ha avuto 12 figli!), tutti così diversi, ognuno con la propria realtà ed evoluzione, e sento il legame che li unisce.
Il valore e il rispetto che danno al nucleo di origine è forte come la loro volontà di trasmetterlo. 
Non solo durante le feste, ma in ogni giorno dell'anno. 

Qui e con i parenti oltreoceano, una unica, grande, splendida famiglia ospitale.

Tante anime nuove venute al mondo ed educate allo stesso modo, alla stessa generosità...
La magia dei posti in tavola e dei posti letto che, all'occorrenza, si moltiplicano per chiunque arrivi.... sia dall'estero che dal paese vicino.
E si cresce, e ci si moltiplica... in una lunga catena senza fine 






  • "Un fratello è una delle cose migliori che ti possano capitare nella vita. 
  • "Mio fratello": non esiste definizione più bella, più dolce per descrivere un’altra persona."

Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo

Si dice che chi getta semi al vento farà fiorire il cielo.

Mi piace pensare che questi sono alcuni dei semi che scegliamo di spargere intorno a noi per rendere l'ambiente rigoglioso.


Gioia

Amore

Empatia
Pace

e Speranza


Dei potentissimi liquidi concentrati.
Ciò che è davvero miracoloso è che queste sostanze sono già tutte dentro di noi.
La nostra responsabilità è quella di riconoscerle, di deciderne la dose e di somministrarle. Facendone buon uso affinché la nostra vita e quella di chi ci sta intorno diventi più facile.

Grazie a tutte le persone che in questo anno mi hanno contagiata con la loro Magia. 

Vi voglio bene 

Buone Feste bella gente!






RUBRICA - CrossOver- Tempo di Bilanci

Da Pallavoliamo.it di Dicembre

Ciao ragazzi!


C'è sempre un momento dell'anno in cui si fanno i bilanci, e oggi è giunto il mio.
Mi fermo a pensare, mi guardo indietro e volo sulla mia linea del tempo del passato a poco meno di un anno fa, a novembre, quando per la prima volta sono entrata in un aula di un corso in cui insegnavano strumenti per la crescita personale e mi sono detta: questo è il mio posto, questo è quello che voglio fare, questa è la persona che desidero essere. Ebbene sì, per una casualità (no, non è vero, niente accade per caso!) mi ritrovo a Roma in una sala con altre 150 persone a  “Impara dai campioni”, un seminario in cui vengono svelati i segreti dei campioni (persone che usano ottime strategie per ottenere grandi risultati) per eccellere nella vita e nel lavoro. Il mio approccio, al momento dell'iscrizione, dato che quegli argomenti mi erano sempre interessati, è stato quello di imparare ad usare meglio la mia mente per migliorare le mie performance. Una delle prime cose che ho scoperto è che non è vero che un giocatore “la testa o ce l’ha o non ce l’ha!”, come si sente spesso dire. Fino a poco tempo fa si attribuivano ad un atleta queste qualità come se fossero innate, tipo “se ce l’hai bene, altrimenti non arriverai mai!” Invece è stato studiato e provato che il cervello può essere allenato esattamente come un muscolo: si può imparare a pensare in un determinato modo e attuare delle strategie vincenti… per questo si chiama appunto allenamento mentale.
Ebbene, da quel giorno sono cambiate tante cose: sono uscita dal quel weekend con l’obiettivo di diventare un Mental Coach, con la certezza che avrei studiato tanto e che avrei concluso quel Master nei tempi necessari, nel rispetto dei miei impegni di Atleta.
Inizio i primi corsi, poi riprende l’attività di beach volley in Nazionale. Dopo un mese il mio ginocchio, Gino per gli amici! ;) comunica che non può più continuare a sopportare quel dolore e si decide di intervenire chirurgicamente. E’ un brutto colpo, ma mi oriento subito alle soluzioni chiedendomi: che significato positivo può avere questa sfida per me?
E comincio a vedere il mio infortunio come un’ opportunità:
- l’opportunità di diventare ancor più tenace, paziente, forte,
- la possibilità di studiare le applicazioni dell’allenamento mentale, di frequentare un ambiente ricco di stimoli e di persone stra- ordinarie che possano arricchirmi e guidarmi in questa fase,
- il modo per imparare cose nuove aprendomi la strada per un futuro favoloso dopo l’attività agonistica.

I mesi lontana dal campo scorrono con tanta attenzione verso il mio recupero, i libri sempre aperti e alcune delle esperienze più incredibili della mia vita. I momenti difficili bussano alla porta, e io apro con coraggio perché la possibilità di mettere in pratica le cose imparate mi aiuta moltissimo, così come fanno le persone speciali che mi accompagnano in questo cammino. Mi piace ripetere e sottolineare quanto sia stato importante per me avere accanto, oltre che degli amici adorabili, anche la figura di un mental coach (Grazie Alessandro Mora! Lo avete conosciuto qui http://www.giuliamomoli.blogspot.it/2013/01/rubrica-crossover-mens-sana.html ), che mi ha concretamente aiutato ad allenarmi anche se lontana dal campo e a gestire al meglio i miei stati d’animo. Credo che durante l’infortunio di un atleta questo ruolo sia fondamentale e importantissimo, tanto quanto quello di un ottimo staff medico.
Tornando a noi, a settembre sembra che io possa tornare a competere, ma le cose non vanno come dovrebbero e sfuma l’opportunità di giocare gli ultimi tornei del World Tour. Soluzione: mi butto a capofitto nello studio, e continuo ad allenarmi a pieno regime. Finisco il mio percorso di studi in un tempo che non avrei mai sospettato possibile e a novembre do l’esame finale, che supero con successo. Raggiungere questo obiettivo è una grande soddisfazione, guardo l’attestato con orgoglio perché rappresenta un anno ricco di emozioni e sfide e in lui vedo la mia medaglia d’oro di questa stagione. Una medaglia d’oro impreziosita da una spilletta blu, consegnatami alla cena di Gala di ieri sera, che rappresenta la mia nomina a Coach Ekis (professionista nel campo del coaching che affianca le persone nel raggiungimento dei loro più importanti obiettivi), incarico che viene dato agli alunni più meritevoli del Master. E’ stato davvero un onore, un momento molto emozionante… e condividerlo con 5 delle persone che hanno vissuto questo anno molto intenso al mio fianco è stata una gioia grande.

Quindi ecco il mio messaggio per voi: Nel percorso che avevi stabilito può succedere che per alcune cause non previste, gli obiettivi debbano cambiare. Anche se inizialmente costa fatica e lavoro accettarlo, sii subito predisposto a muoverti affinché quel cambio di direzione ti porti a trovare dei nuovi obiettivi per te, perché  potresti incontrare ciò di cui realmente hai bisogno, potresti incontrare la tua Occasione.
E oggi eccomi qui, un ginocchio che sta meglio, una mente allenata pronta a partire per altre nuove avventure e tanta, tanta, tanta gratitudine a riempirmi il cuore. Ho un atteggiamento entusiasta e fiducioso verso il mio futuro, ma non mi siederò ad aspettare che le cose vadano bene, sarò io a dirigerle verso i miei nuovi sogni, verso altri traguardi.


Qualche giorno fa su facebook, preparando il materiale tecnico Diadora da mettere in valigia, scrivevo così:
“Un' emozione che non cambia, un entusiasmo che continua a germogliare.
Un colore che dipinge i sogni, una scritta che riempie di orgoglio.
E' il primo giorno, è un nuovo inizio, è un'altra convocazione.”
Eh già, è arrivata anche la convocazione ufficiale della Nazionale di Beach Volley per la nuova stagione. E’ sempre un grande onore vestire la maglia azzurra, e predisporsi per un nuovo inizio è un momento ricchissimo di emozioni.
Sapete, durante gli scorsi mesi ho avuto dei momenti in cui, un po’ complici l’incertezza di un nuovo programma federale, e la nuova passione per il Coaching che cresce esponenzialmente dentro di me, pensavo fosse giunto il momento di dedicarmi ad altro. Mi sono detta: continuo a giocare o mi dedico a questo mio nuovo ruolo?
Ci ho riflettuto bene e sono giunta alla conclusione che la mia storia da beacher non è ancora terminata e che quindi come tutte le favole che si rispettino deve essere scritta fino alla fine. Voglio dare il tutto per tutto, puntando ai migliori risultati di sempre. Anche perché sono curiosissima di mettere in pratica su me stessa come atleta tutte le cose che ho imparato in questo ultimo anno. La coerenza è una delle caratteristiche di un Mental Coach che più mi affascina e voglio rispettarla completamente.

Qualcuno di saggio mi ha fatto queste tre domande:
- VUOI ancora vincere?
- Sei disposta al SACRIFICIO che richiede?
- E CREDI anche di potercela fare?
Con queste risposte affermative nella mente e il cuore che batteva più forte ho iniziato a preparare la mia borsa per raggiungere il gruppo al Centro Sportivo di Roma… ancor più consapevole che la fiducia nel successo è la premessa per poterlo raggiungere.
Ma questa è un’altra storia… che sarò felice di raccontarvi presto!
Stay tuned ;)


Vi lascio con una poesia di R. Kipling che amo molto e che mi regala nuovi spunti ogni volta che la rileggo. E’ il mio augurio di uno splendido nuovo anno per voi, magari proprio con questo atteggiamento che descrive.
Che il 2014 sia ricco di Sogni, e di Azioni volte a realizzarli.




Se
Lettera al figlio

Se riesci a non perdere la testa quando tutti intorno a te
la perdono e ti mettono sotto accusa.
Se riesci ad avere fiducia in te stesso
quando tutti dubitano di te,
ma a tenere nel giusto conto il loro dubitare.
Se riesci ad aspettare senza stancarti di aspettare
o essendo calunniato a non rispondere con calunnie,
o essendo odiato a non abbandonarti all'odio,
pur non mostrandoti troppo buono,
né parlando troppo da saggio.
Se riesci a sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni.
Se riesci a pensare senza fare dei pensieri il tuo fine.
Se riesci ad incontrare il successo e la sconfitta
e trattare questi due impostori allo stesso modo.
Se riesci a sopportare di sentire le verità
che tu hai detto distorte da furfanti
che ne fanno trappole per sciocchi o vedere le cose
per le quali hai dato la vita distrutte e umiliarti
a ricostruirle con i tuoi strumenti oramai logori.
Se riesci a fare un solo fagotto delle tue vittorie
e rischiarle in un solo colpo a testa e croce
e perdere e ricominciare da dove iniziasti senza
mai dire una sola parola su quello che hai perduto.
Se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi,
i tuoi polsi a sorreggerti anche dopo molto tempo
che non te li senti più ed a resistere
quando ormai in te non ce più niente
tranne la tua volontà che ripete "resisti!"
Se riesci a parlare con la canaglia
senza perdere la tua onestà
o a passeggiare con i re
senza perdere il senso comune.
Se tanto nemici che amici non possono ferirti
se tutti gli uomini per te contano
ma nessuno troppo.
Se riesci a colmare l'inesorabile minuto
con un momento fatto di sessanta secondi
tua è la terra e tutto ciò che è in essa
e quel che più conta sarai un uomo, figlio mio.


Momi







Will Smith e il suo consiglio...




OGNUNO DI NOI È STRAORDINARIO

Amo la vita, è come un'infezione, qualcosa che non puoi mascherare. 
La grandezza non è questa magica, misteriosa, inafferrabile caratteristica divina che solo pochi prescelti raggiungeranno mai. È qualcosa che davvero esiste in ognuno di noi. È molto semplice: questo è quello in cui credo... e sono pronto a morire pur di realizzarlo! Punto. Semplicissimo.
E penso che spesso invece rendiamo la situazione più difficile di quel che dovrebbe essere.

Tu ed io non siamo cresciuti con la sensazione che chi eravamo avrebbe in qualche modo influenzato il nostro futuro. Siamo cresciuti con la convinzione che chi eravamo fosse praticamente irrilevante, perché saremo diventati qualcosa di più grande.

NON CI SONO SCORCIATOIE SULLA VIA DEL SUCCESSO
La distinzione fra talento e capacità è uno dei concetti più fraintesi dalle le persone che stanno cercando di eccellere, che hanno dei sogni e vogliono realizzarli. Il talento è una dote naturale, le capacità si sviluppano esclusivamente attraverso ore, ore ed ore di lavoro su se stessi. 

Indipendentemente da quanto sei dotato, il tuo talento ti lascia a piedi se non sviluppi le tue abilità. Se non studi, se non ci lavori su, se non ti dedichi mente e corpo a migliorare ogni singolo giorno, non sarai mai capace di esprimere tutto il tuo talento nel modo in cui vuoi.

MATTONE PER MATTONE
Non dovete più azzardarvi a dire: "Non posso farcela".

Non devi partire con l'idea di costruire un muro intero. Parti dicendo: "Adesso metto giù questo mattone nella maniera migliore che un mattone possa essere posato". E fai così ogni singolo giorno. E prima che te ne accorgi hai il tuo muro.

IMPEGNATI A FARE LA DIFFERENZA
Sai, è una idea che mia nonna ha sempre avuto: "Già che siam qui" diceva "è necessario cercare di fare la differenza". Continuava a trasmettermi la responsabilità spirituale che ognuno di noi ha di migliorare la vita degli altri.
Voglio fare del bene! Voglio che il mondo sia un posto migliore perché io sono stato qui.

RAPPRESENTA UN IDEALE
Voglio rappresentare un ideale. Voglio rappresentare possibilità. Voglio rappresentare l'idea che tu puoi davvero realizzare i tuoi desideri!

DEVI CREDERCI
Il primo passo - prima che chiunque altro al mondo ci creda, ci devi credere tu. Non c'è alcun motivo di avere un piano B, perché distrae dal piano A.

Credo che esista una componente di pazzia che ogni persona di successo deve avere. Uno deve credere che qualcosa di diverso da quello che è successo nelle ultime centinaia d'anni possa succedere.
Confucio ha detto: "Chi crede di farcela e chi crede di non farcela, di solito finiscono per aver entrambi ragione".

NIENTE È IMPOSSIBILE
Essere realistici è la strada più frequentemente percorsa sulla via della mediocrità. Perché dovresti essere realistico? E' irrealistico entrare in una stanza e avere la luce girando un interruttore. Questo è irrealistico, ma fortunatamente Edison non la pensava così. E 'irrealistico pensare di piegare un "pezzo di metallo" è farlo volare con più persone sull'oceano. Questo è irrealistico, ma per fortuna i fratelli Wright non ci credevano. Nel momento in cui immagini qualcosa, la rendi reale. Fai una scelta, decidi chi vuoi essere, cosa vorrai realizzare e da quel momento l'universo ti aprirà tutte le strade per raggiungere i tuoi obiettivi, devi solo decidere! I nostri pensieri, sentimenti e sogni sono concreti nell'universo. I pensieri, i sogni, le idee, le nostre emozioni sono reali [...] Fai una scelta: decidi chi vuoi essere, cosa vuoi fare e imponi all'universo di farsi da parte.

Mi sembra una cosa talmente ridicola quella di adottare l'idea... "è impossibile", "non succederà mai", "non è fattibile". Nell'istante in cui lo dichiari, ecco che l'hai reso possibile.

I NOSTRI PENSIERI DIVENTANO COSE
I nostri pensieri, i nostri sentimenti, i nostri sogni, le nostre idee si materializzano nell'universo. Se desideriamo qualcosa, la immaginiamo e ci impegniamo seriamente per ottenerla, quella è una sorta di spinta che esercitiamo sull'Universo per la realizzazione di quell'idea. L'Universo non ci prende in giro. Se non lasciamo che il mondo, le persone e le situazioni ci ostacolino o ci sottomettano, allora noi riusciremo a piegare l'universo, a domandare e comandare che l'Universo diventi quello che vogliamo che sia.

C'è una sorta di potere mistico intrinseco al prendere una decisione, ...invece di sentirti condizionato dalle circostanze che hai intorno. Prendi una decisione! Semplicemente scegli quel che succederà, chi diventerai, come riuscirai a farcela. Prendi una decisione. E da quel punto in poi, l'Universo si toglierà di mezzo.

Esiste una sorta di corrente nell'Universo, che in qualche modo bisogna imparare a navigare.

DEVI FOCALIZZARE
Sono arrivato a capire che per raggiungere il livello di successo che vuoi è difficile dividere le forze e fare più cose assieme. Bisogna concentrarsi in maniera quasi ossessiva. Devi davvero focalizzarti completamente; mente, corpo e anima.

ATTACCA LE TUE PAURE
La paura mi dà motivazione. Odio essere spaventato all'idea di fare qualcosa. E credo che quel che si è sviluppato in me fin da quando ero piccolo è un'attitudine ad attaccare le cose che mi fanno paura.

PROTEGGI I TUOI SOGNI
Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa. Neanche a me. Ok? Se hai un sogno tu lo devi proteggere! Quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non lo sai fare. Se vuoi qualcosa vai e inseguila! Punto!

Talento vs Lavoro




Ecco il segreto: il lavoro duro. 
Il talento va allenato ogni giorno, da solo non basta. 
Tutte le persone di successo si danno da fare, mentre è impossibile ottenere grandi risultati 
nella vita stando a casa, a oziare in pantofole. 
Chi ottiene successo si sente una persona realizzata, non si lamenta della fatica, dell'impegno, 
sa che fanno parte del gioco.
Un gioco che lo appassiona.



Alessandro Mora da "Il diario del Benessere"

Sono una Mental Coach!

Si parla di traguardi, di obiettivi.

Dicono che noi atleti abbiamo le idee chiare, che abbiamo una marcia in più quando si tratta di raggiungere un sogno con una data di scadenza.
Dicono che siamo determinati, che lo spirito della competizione ci spinge a voler arrivare sempre un po' oltre il nostro limite.
Dicono che facciamo tutto quello che c'è da fare grazie alla nostra profonda disciplina.
Dicono che non è ammesso fallire, non senza aver dato il massimo.
Dicono che ci sappiamo preparare e che siamo convinti che la performance sia strettamente connessa a quanto ci si è allenati.

E' tutto vero.
E questi traguardi nell'anno dell'infortunio valgono tantissimo per me. Perchè mi sono comportata come avrei fatto in campo: ho cercato di imparare quanto più potevo da ogni persona incontrata, ci ho creduto tanto, ho dato tutta me stessa, mi sono applicata. Ho osato e il lavoro mi ha premiata.

Oggi sono una Mental Coach e ne vado fierissima.

E alla cena di Natale Ekis mi ha nominata Coach Ekis (incarico che viene dato agli alunni più meritevoli del Master) dandomi la spilletta blu... e la cosa mi riempie di orgoglio e gratitudine.
:)





IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE!

Il mio nome... sulle divise della squadra russa!


A me questa cosa ha fatto letteralmente impazzire... ne hanno parlato anche la tribuna di Treviso e il sito della Cev.
Ilya è stato meraviglioso! Leggete qui sotto di che cosa si tratta :)

La tribuna di Treviso:
http://tribunatreviso.gelocal.it/sport/2013/11/22/news/giulia-momoli-da-il-nome-a-un-team-della-russia-1.8164225

Sito Cev:
http://www.cev.lu/News.aspx?NewsID=15998&TagType=0&TagContent=0&ID=7&Paging=0&Sd=1/1/1900&Ed=1/1/1900

Traguardi




Da che ho ricordi faccio ciò che amo, e ho sempre pensato di essere Fortunata. 

Oggi la vedo in modo leggermente diverso: la verità è che niente mi è successo per caso, ma mi sono fatta il mazzo per farlo accadere e per guadagnare ciò che desideravo.
Ho preso Responsabilità, ho Deciso, ho Lottato, ho Sbagliato, ho Cambiato strade e Strategie.
Ho Lavorato duro per costruire ogni piccolo, singolo mattoncino della mia Vita mettendoci Intenzione, Visione, Passione, Entusiasmo.
Quindi tanta Gratitudine, tanto Cuore e milioni di Azioni verso i miei Obiettivi.

E anche stavolta, fuori da un campo, ce l'ho messa tutta.
L'ostacolo dell' infortunio si è trasformato in nuove Opportunità.

Guardo questo attestato con Orgoglio: rappresenta un anno ricco di emozioni e sfide.
In lui vedo la mia MEDAGLIA d'oro di questa stagione.

E di nuovo sono pronta a ricominciare, a lavorare sodo per i traguardi in cui credo e per un Team che riconosce il mio Valore.

Life is good 

La legge del Distacco - D. Chopra

"L'abbondanza è uno stato della mente in cui tu credi di essere intrinsecamente creativo, riconosci che l'universo è abbondante e che tu sei un espressione di questo universo. Se accetti l'idea di un universo abbondante e illimitato lasci perdere il desiderio di manovrare le circostanze e forzare le soluzioni per manifestare i tuoi desideri. Questa è l'essenza della legge del distacco.

La legge del distacco ci insegna a focalizzare l'attenzione su quello che desideriamo, fare i passi necessari per conquistare i nostri sogni e poi trovare sicurezza nella saggezza dell'incertezza lasciando andare ogni attaccamento al risultato... un passo essenziale per raggiungere i nostri obiettivi.



Allo stesso modo, lanciare le tue intenzioni nel grembo della creazione senza attaccamento ai risultati, alla fine soddisfa i tuoi desideri. Nel mondo fisico ci sono ostacoli che vengono percepiti come tali come il tempo, lo spazio, le opportunità... ma nel mondo spirituale questi limiti non esistono affatto...le opportunità sono illimitate e non esiste nè spazio nè tempo...ciò che esiste è la pura possibilità, la pura potenzialità che attivi attraverso i tuoi pensieri, le tue convinzioni, le tue intenzioni. L'abbondanza sgorga da questa sorgente illimitata: lascia perdere ogni pensiero di limitazione, vai direttamente alla sorgente che si trova dentro di te e proclama la tua intenzione.

Oggi metti in pratica la legge del distacco, distaccati da ogni aspettativa di risultato... lasciando a chiunque, a qualunque cosa la libertà di essere esattamente come sono.
Accetta l'incertezza e osserva le soluzioni e le opportunità che ne sorgono spontaneamente, entra nel campo delle infinite possibilità rimanendo aperto ad una infinità di scelte. "

Depaak Chopra


RUBRICA- CrossOver- Esportare il Beach Volley

Bentrovati a tutti! Questo mese vi racconto della piacevole esperienza siciliana che ci ha visto protagonisti dal 18 al 23 ottobre al centro federale Le Capannine di Catania. 
Due coppie femminili e due maschili hanno rappresentato l’Italia partecipando, insieme a Marocco e Tunisia, al primo stage internazionale del progetto di sviluppo del Beach Volley nei paesi Nord Africani. Responsabile del progetto ideato dall’ FIVB, che ha incaricato la FIPAV per l’organizzazione è Renato Arena, delegato FIVB che ricopre anche la carica di Vice Presidente della CEV.
La settimana di lavoro, capitanata da Matteo Varnier e Glauco Ranocchi è stata quindi il primo step verso l’obiettivo di sviluppare il beach volley e la pallavolo indoor nei paesi del Nord Africa. Il centro federale “Le Capannine” ci ha messo a disposizione tutto il necessario per lavorare serenamente e la grande disponibilità di Pippo Leone, Bruno Proietto e Andrea Lo Presti hanno fatto sì che noi atleti potessimo concentrarci unicamente sul lavoro in campo. Ilclima è stato assolutamente favorevole, Catania ci ha riservato un bellissimo sole: pensate che abbiamo fatto il bagno fino al 21 ottobre!
Compagna di allenamento e del torneo interno che ci ha viste vincitrici, Giulia Toti, atleta romana, ma di casa a “Le Capannine” dato che durante la stagione estiva si allenava proprio lì con Graziella Lo Re. Sono contenta di aver giocato con Giulia, oltre l’impegno profuso in campo ha avuto sempre un atteggiamento positivo e professionale ed era tangibile la sua emozione di vestire la maglia azzurra in questo appuntamento. Mi sono rivista in lei nella passione che ha manifestato quando Glauco le ha consegnato la sua prima tuta Diadora targata Italia Beach Volleyball Team. Certi momenti non si scordano mai J
6 coppie di uomini e 5 di donne, due campi di allenamento , una doppia seduta tecnica al giorno in due turni di lavoro in modo che ognuno si potesse allenare al meglio. Mentre Matteo Varnier era il tecnico dei maschi, il nostro responsabile è stato Glauco Ranocchi. Pur essendo famoso per essere eclettico e saper ricoprire più ruoli, Glauco non è un tecnico di beach volley, (ancora... La sua arma segreta sono le battute corte, vi avviso!)quindi mi ha chiesto una mano nello svolgimento degli allenamenti. Matteo preparava gli esercizi per i due gruppi e io li spiegavo alle ragazze facendoli eseguire, adattandoli alle coppie, ai momenti e a ciò che notavo. Per me è stato un momento formativo importante, poter contribuire come coach è stato impegnativo e molto divertente.Gli allenamenti tecnici avevano l’obiettivo di fornire alle squadre straniere e ai loro allenatori degli strumenti di base, delle conoscenze, degli esercizi e degli spunti iniziali su cui sviluppare il loro futuro lavoro. Alcune delle ragazze avevano giocato a pallavolo quindi le prime ore di allenamento sono servite a porre l’attenzione sulle differenze tra un gioco e un altro.
Le ragazze africane ad esempio, tendevano a ricevere o difendere la palla alla compagna (come si usa fare nella pallavolo dove si cerca il palleggiatore), mentre nel beach volley l’obiettivo è mettere la palla di fronte a sé (nel proprio quadrante, ovvero la propria zona di campo) ed è il compagno che con il tempo d’ingresso giusto deve avvicinarsi alla palla per poi effettuare l’alzata.
Altro aspetto su cui abbiamo messo attenzione era il movimento di ingresso che facevano per andare ad alzare, anche quello stile palleggiatore in penetrazione, che nel beach volley invece è un avvicinarsi verso la ricezione con il giusto tempo, pochi passi e mettendo il peso sulla gamba più vicina alla rete (che sta avanti all’altra come in un affondo). Insieme a questo abbiamo corretto la posizione con cui si effettua l’alzata: mentre nella pallavolo è contemplato anche il bagher laterale per alzare al compagno, nel beach volley la posizione deve essere quanto più pulita e in equilibrio possibile (per contrastare il vento e rendere il movimento tecnico sempre uguale)e le spalle prima dell’impatto con la palla devono  già “guardare l’astina”.
Oppure in attacco si aspettavano la palla in un determinato punto, ancora come accade nella pallavolo quando chiami un pallone e sai che il tuo palleggiatore te lo metterà più o meno precisamente lì. Nel beach invece bisogna sempre relazionarsi con la ricezione, con il compagno e con il vento e lo schema di attacco (la chiamata) viene scelto nel modo più funzionale possibile ad effettuare un colpo efficace. Per poter fare una rincorsa fluida ed esplosiva è necessario mettere il nostro alzatore nelle migliori condizioni possibili dando qualità alla nostra ricezione; se questo non accade o l’alzata è imprecisa bisogna essere pronti a compensareQuesto è un aspetto che mi ha sempre affascinato: l’aiuto reciproco che si mette in campo per poter neutralizzare gli errori del compagno. E’ naturale che ognuno faccia del suo meglio per fare le cose bene, ma quando ci sono delle imprecisioni, immaginiamo in ricezione, il tuo compagno sa che deve dare di più nell’alzata per ristabilire equilibrio, e tu di conseguenza darai il massimo per premiarlo e per concretizzare in un punto quell’alzata partita magari da una ricezione orribile!
Essendoci solo due persone in campo la qualità del primo tocco di squadra (ricezione e alzata) è fondamentale per una buona preparazione del punto. Noi passiamo molte ore ad allenare questo aspetto, perché ricezione o appoggio e alzata sono le basi su cui si costruisce il gioco, sono le basi delle tue sicurezze.
L’intento è stato di dare un’infarinatura generale dei movimenti tecnici di base del beach volley: abbiamo lavorato sulla geometria di gioco (come ci relazioniamo in campo con la palla e il compagno), sull’importanza delle chiamate e sul rendere il gioco più “pulito possibile” nei movimenti. Abbiamo allenato anche la fase break con esercizi sullo stacco, sulla battuta, sulle uscite difensive e sulla correlazione tra il giocatore di muro e quello di difesa.

Quello che accade quando si inizia a giocare a beach volley è che si corre tantissimo. Ricordo i miei primi allenamenti con la nazionale sulla sabbia: correvo come una matta e vedevo Lucilla Perrotta e Daniela Gattelli che si muovevano dopo di me, ma che erano più efficaci ed ordinate…e facevano molta meno fatica! :P
In questo sport è importante essere tecnici sia per evitare movimenti inutili, sia per essere in equilibrio prima di toccare il pallone. E’ inoltre fondamentalerecuperare subito la posizione: immaginate di fare una grande difesa, o un salvataggio; l’obiettivo non è solo non far cadere la palla, l’obiettivo è che tu stesso (salvo rari casi in cui il tuo compagno gioca di seconda intenzione)metta a terra la palla che hai recuperato. La difesa diventa quindi l’occasione che ti crei per fare il punto, come nella pallavolo, ma con la differenza che non saranno altri compagni a concretizzare l’opportunità, ma tu stesso.
Gli ultimi 3 giorni sono stati dedicati ad un torneo, per mettere subito in pratica le cose analizzate. Devo riconoscere che già dopo pochi allenamenti le ragazze erano più ordinate in campo.
Il collegiale è stato produttivo: le squadre ospiti, allenatori e dirigenti inclusi hanno vissuto l’esperienza come se fossero “a scuola di beach volley”, e ho apprezzato molto l’impegno e l’attenzione che hanno messo in campo per apprendere quanto più possibile. Da parte della delegazione italiana massimaresponsabilità  perché sapevamo di essere osservati e di dover dare il buon esempio per chi si sta approcciando a questo sport. L’idea che sia l’Italia a contribuire allo sviluppo di questo splendido sport in Africa mi ha appassionato subito: siamo una nazione che in campo internazionale si fa sentire, sia nel beach volley che nella pallavolo, e trovo che sia idonea la posizione di guida e di affiancamento ai paesi che hanno l’interesse di crescere. Catania, inoltre, è un buon punto di incontro tra noi nazione vicine, favorevole sia per location, che per le strutture disponibili, che per il clima.

Oltre al beach volley la settimana è  da segnalare anche per i seguenti motivi:
- Il sabato sera è stato fatto venire un pizzaiolo che ha preparato la pizza per tutti, Ennio, che è stato così gentile da esaudire la mia richiesta di lasciarmi preparare la prima pizza!
- Salvina, cuoca gentilissima e molto disponibile a venire incontro alle nostre esigenze e Orazio, mitico direttore di sala.
 -  L’appuntamento serale prima di cena in sala ristorante per guardare CSI. Onestamente non sono appassionata di tv, ma devo dire che è stato divertente guardare CSI ascoltando gli interventi di Agata, appassionata di criminologia, e di Giada e Giulia che conoscevano ogni particolare dei protagonisti e si divertivano ad imitare Horatio Caine 
- Insieme al simpaticissimo Pippo Leone abbiamo fatto un giro per Catania e siamo stati viziati dagli assaggi dei manicaretti locali… per quanto mi riguarda i cannoli al primo posto…tanto che ne ho anche portati a casa un vassoio da far assaggiare a Marco e famiglia.

-          -La scoperta del gioco “L’assassino”. Lo conoscete? Ok, ve lo spiego!! Si fanno dei bigliettini quanti sono i presenti al tavolo, su ogni bigliettino si scrive “persona” tranne su due perché su uno si scriverà “assassino” e sull’altro “detective”. Ogni giocatore estrae il suo bigliettino e scopre il suo ruolo senza informare gli altri. Il detective invece è l’unico che deve manifestarsi. Lo scopo dell’assassino è quello di non farsi scoprire e catturare dal detective e di uccidere tutti i componenti del gioco. Come? Facendo l’occhiolino! :-D
Il detective dovrà individuarlo per arrestarlo e le vittime…colpite dall’occhiolino dovranno annunciare “Sono morto!”. Vi garantisco che le risate sono assicurate!!
-Le sedute di Risiko, alle quali non ho partecipato, e che hanno appassionato soprattutto i maschietti italiani… avidi conquistatori del mondo!
Insomma, è stata una bella settimana  di beach volley, di aggregazione e di ripasso per l’inglese!
Ora torno a studiare…il mio esame finale per diventare Mental Coach si avvicina!
Un super abbraccio a tutti e a prestissimo,
Momi
www.giuliamomoli.blogspot.it

Mostra Fotografica- Steve McCurry

Io e Marco stamattina abbiamo visitato la mostra fotografica "Viaggio intorno all'uomo" di Steve Mc Curry, presente fino a gennaio a Siena, al complesso museale di Santa Maria della Scala.
Consiglio a quanti di voi siano appassionati, e non l'abbiano ancora fatto, di andarla a vedere perché merita davvero.

Personalmente mi piace immortalare (in modo decisamente amatoriale) ogni particolare che cattura la mia attenzione.
Adoro la fotografia perché può:
- congelare attimi rendendoli eterni e permettendoti di ricordarli
- trasmettere le vibrazioni del soggetto fotografato che prende vita comunicando emozioni e mostrando la sua anima
- svelare la sensibilità e le caratteristiche di chi scatta.
C'è sempre qualcosa di interessante da notare...qualche pezzo di vita che vale la pena di rivivere più e più volte.

Abbiamo dunque approfittato di questi tre giorni di vacanza in toscana per visitare la mostra, che ci era sfuggita a Roma.

Steve Mc Curry,  reso celebre per la foto alla ragazza afghana dagli occhi verdi diventata copertina di National Geographic, è autore di una incredibile e numerosissima galleria di immagini scattate in tutto il mondo, anche durante momenti storici delicati, in cui raccoglie la magia, la cultura, l'orrore, l'amore di cui l'uomo è capace.
Gli oltre 230 scatti proposti nell'esposizione sono uno più emozionante e coinvolgente dell'altro.
E' un viaggio tra i volti, le emozioni e i colori di esseri umani...espressioni, storie, guerra, stupore, quotidianità, paure, povertà, gioia, poesia. 


"Una delle cose meravigliose della fotografia è che puoi tornare su un' immagine tante volte nel tempo e con il tempo si imprime nella tua psiche, e se si tratta di una buona immagine non la puoi dimenticare. Io credo che questa sia la caratteristica di una buona fotografia: un' immagine che ti accompagna, da cui impari qualcosa, che in qualche modo ti cambia e che ricordi per sempre."

(S. McCurry)





A distanza di qualche ora vedo ancora di fronte a me tutti quegli sguardi ed è viva la sensazione di aver incontrato quelle persone, ognuna con la sua affascinante ed unica storia.

Consigliatissima :)

http://stevemccurry.com/

Happiness



Quando fai qualcosa che ti piace, che ti entusiasma, che ti appassiona... la giornata scorre veloce e vorresti avere più tempo.

Quando il tuo obiettivo è chiaro, la forza che hai dentro ti trascina verso le azioni e i comportamenti necessari a raggiungerlo.

Quando comprendi che la vita ti dona opportunità e ti protegge anche in situazioni sfidanti, ti senti vestita dal più bello degli abiti, quello fatto su misura per te.

Quando vivi con la certezza che il domani che ti stai costruendo sarà meraviglioso, nessun sogno è troppo grande.


RUBRICA- CrossOver- Quando la vita può cambiare in pochi minuti


Ottobre 2013
Benvenuti a tutti in questo nuovo numero di Pallavoliamo.it

Vi scrivo da Ostia, Roma, in una splendida giornata di autunno. Oggi ho scelto di dedicare la mia intervista di CrossOver ad una persona davvero straordinaria. Un marito, un padre, un lavoratore, un musicista, un atleta di Paraciclismo che con la sua "due ruote" ha compiuto imprese incredibili portando i colori dell'Italia sulla cima del mondo. Si chiama Andrea Devicenzi e oggi vi racconto la sua storia perché a me, conoscerlo, ha emozionato. Ho molto rispetto per ogni atleta di qualunque disciplina: so che cosa significa lavorare quotidianamente e diligentemente per un obiettivo; quanto impegno, passione, volontà, sacrificio lo sport richieda. E quante gioie, soddisfazioni, importanza, calore e appagamento sappia regalare. Lo sport ti sprona a fare del tuo meglio, ti aiuta ad elevare i tuoi standard.

Quando l’ho incontrato e ho conosciuto il suo trascorso, il rispetto si è trasformato in stima, in orgoglio. Uno sguardo umile, buono, attento e discreto… lui che, a detta di tutti, è “un grande” perché con una gamba soltalto ha fatto cose incredibili che la maggior parte di noi non si sognerebbe di fare nemmeno con due.

L’obiettivo della mia rubrica è quello di fornirvi degli spunti di riflessione e ispirazione: oggi lo faccio tramite Andrea, un campione di sport e di vita. Perché, ciò che resta non sono le medaglie che hai vinto o i traguardi che hai raggiunto, ma la persona che sei diventata grazie a quelle esperienze e a tutti gli insegnamenti di cui hai fatto tesoro. 
Ad arrivare sempre più in alto, a superare ogni barriera.




1.Ciao Andrea, vorrei che fossi tu a presentare l’inizio della tua storia ai nostri lettori: vuoi raccontare loro che cosa ti e' successo in giovane età?
1 - All'età di 17 anni, in seguito ad un incidente in moto, mi viene d'urgenza amputata la gamba sinistra
per salvarmi la vita. Il cuore, dopo essersi fermato, viene rianimato al terzo tentativo dai medici con il defibrillatore ed ha continuato a battere per regalarmi ancora tute le emozioni della vita.
 
2.Come hai reagito alla sfida a cui la vita ti ha sottoposto? Come ti sei approcciato alle prime difficoltà che inevitabilmente necessitavano di soluzioni? Qual è stato il tuo atteggiamento?
 2 - Quando era a terra dopo lo scontro con la macchina, il primo pensiero è andato subito alla moto, come ogni giovane che amasse la moto...era perfettamente pulita, senza nemmeno un graffio. L'ho cercata con lo sguardo, era davanti a me, ma tra me e lei c'erano il mio corpo e le mie gambe, o quello che di una era rimasto. In quell'istante le preoccupazioni per la moto sono sparite ed è stata immediata la consapevolezza che era successo qualcosa di molto grave e di irreparabile.
All'indomani quando mi sono svegliato nel letto, la gamba non c'era più, mi era stata amputata d'urgenza per salvarmi la vita. Penso che a quell'età ci siano due principali modi di reagire: lasciarsi andare allo sconforto che poi ti inseguirà per molti anni o reagire subito senza perdere un' attimo della tua vita. Fortunatamente faccio parte della "seconda specie": ho reagito subito, cercando fin dai primi giorni dopo l'incidente di trovare nuovi obiettivi, consapevole che una vita senza una gamba non poteva essere identica a prima.
 
3.Quando ti sei avvicinato allo sport? E quando è sbocciato l'amore per la bicicletta?
3 - Ho sempre praticato sport nella mia vita fin dalla giovanissima età: calcio, atletica e judo. Spesso, tra i 7 e i 14 anni, capitava che ad inizio stagione, in settembre, decidessi di smettere lo sport fatto fino a luglio per iniziarne un' altro; penso di non aver mai fatto lo stesso sport per tre anni consecutivi e di questo ne sono orgogliosissimo.
L'incidente non ha bloccato questo amore, ma al contrario, consapevole del benessere che regala ad ogni fine allenamento, mi ha visto fin da subito, appena fu possibile ricominciare, allenarmi, adattandomi ad uno sport fattibile senza una gamba. Ed è stato nel gennaio del 1991, dopo i quattro mesi di degenza in tre ospedali diversi, che assieme all'amico Marco ed al cugino Rossano ho visto il primo obiettivo post incidente, la partecipazione alla Vogalonga di Cremona, 54 km sul Fiume Po con una barca a quattro remi.
Nell'estate successiva mio padre mi ha regalato la Mountain Bike, mi piaceva moltissimo, ma purtroppo ero ancora chiuso in uno stato mentale da non riuscire a pedalare senza protesi (come invece faccio ora)): mi provocava grossi arrossamenti all’ inguine dandomi pochissima autonomia in chilometraggio percorso; dopo pochi mesi ho smesso per i continui dolori che avevo nel camminare. Dopo qualche anno, vinta la barriera della protesi e deciso di andare senza, comprai una bici da corsa, per due anni l'ho utilizzata togliendomi a livello personale parecchie soddisfazioni, ma per lavoro e studio della musica abbandonai questo sport. Lo ripresi poi nel 2007, in seguito ad una vacanza con la famiglia a Cesenatico, terra del mitico Marco Pantani. Aumentato parecchio di peso, circa 20 km rispetto ad ora per il lavoro sedentario e l'abbandono dello sport per lo studio del Sassofono, decisi una volta tornato a casa di iniziare ancora una volta a fare sport, per perdere peso e stare meglio fisicamente. Decisi di rispolverare la vecchia bici e pedalare.
 
4. 700 km in 8 giorni in India nel 2010 e la Randonèe Parigi-Brest-Parigi nel 2011, unico atleta disabile ad aver raggiunto traguardi tanto impegnativi e vette cosi alte. Queste solo due delle tue imprese, che significato hanno avuto per te?
4 - Il Raid in india fatto nel 2010, è stato il detonatore che mi ha fatto definitivamente innamorare di questo meraviglioso sport. Come la maggior parte delle persone potrebbe pensare quando sente parlare di ciclismo, si immagina le gare in gruppo con volata finale. Questo è totalmente l'opposto: l'avventura è stata in una terra magnifica ma allo stesso tempo molto pericolosa (è una delle tre strade più pericolose al mondo). E' stato un viaggio molto personale, intimo, durante gli 8 giorni impiegati da Manali a Leh. Sia durante la giornata in bici che nei momenti di riposo o alla sera, erano tantissimi gli spazi che dedicavo a me stesso, ai miei pensieri e alle mie riflessioni su moltissimi argomenti. E' stato un successo personale che mi ha legato definitivamente a questo mezzo che è la bici e a queste avventure vissute in autonomia per molti giorni.
La Parigi/Brest/Parigi, 1.230 km percorsi in 72 ore e 42 minuti è stata un'impresa radicalmente diversa da quella fatta in India. E' stata una preparazione durissima lunga circa 8 mesi dove gli allenamenti duravano tantissime ore. Quando partii da Parigi per i tre giorni che mi aspettavano in sella alla bici, mi accorsi fin da subito, che al contrario dell'India (dove ogni tanto impugnavo la telecamera per filmare o fotografare i paesaggi) qui non ci sarebbe stato tutto quel tempo. La priorità, se si voleva terminare nel tempo dichiarato per l'omologazione di 80 ore, era pedalare. Forse anche complice la stanchezza, ricordo pochissimo soprattutto della parte centrale, dove mi sono trovato a dormire solamente dopo 36 ore e 707 km.
Entrambe però mi hanno fatto capire che le possibilità di ognuno di noi sono infinite, dipende da quanto crediamo nel nostro progetto e da quanto siamo disposti a rinunciare per riuscirci. La cosa principale a cui penso sempre quando vado all'estero per alcuni giorni, per le competizioni e per i molti allenamenti che giornalmente faccio, è il tempo "mancato" con la mia famiglia, mia moglie e le mie due figlie, tempo che mai nessuno mi ridarà indietro ma che mi stimola nei momenti di intensa fatica in gara o durante gli allenamenti.
 

5.Cosa ti rende un vincente?
5 - Riesco a dare il massimo di me stesso ponendomi sempre degli obiettivi, non riesco ad immaginare di fare le cose tanto per fare. Con obiettivo non intendo di fare imprese strabilianti, intendo anche cose che sono piccole per qualcuno ma che per altre sono immense. Se una persona, definita "sedentaria", inizia a voler correre, penso che porsi l'obiettivo di partecipare ad una maratonina di 10 km possa essere di grande stimolo nei momenti difficili della vita, quando non avresti voglia di vestirti per uscire o ti senti un pò stanco. Se in quel momento hai un' obiettivo, ti balza subito in mente e la percentuale che poi tu vada ad allenarti è altissima, al contrario se non ce l'hai la percentuale che tu quel giorno stia a casa è praticamente scontata.

6.Quanto ti alleni? Come prepari le tue gare? Cosa ti spinge e ti motiva ad allenarti così duramente mettendoti costantemente alla prova?
6 - Negli ultimi due anni gli allenamenti sono cambiati completamente perché dal 2012 sono passato dalla specialità del ciclismo a quella del Paratriathlon. Non essendo professionista, ho il mio normalissimo lavoro che mi occupa dalle 8 alle 10 ore al giorno e gli allenamenti li faccio in base a come ho programmato la giornata e la stagione. Generalmente mi alleno ogni giorno in una delle tre specialità, che sono nuoto, bici e corsa. Al mattino preferisco fare corsa o bici, nella pausa pranzo nuoto, prima di cena qualunque specialità. Solitamente durante la settimana che precede una gara seguo regolarmente gli allenamenti come da tabella, per durata e intensità. Se la gara è la domenica, il sabato faccio un due ore circa di "scarico" in bici. Sto molto attento all'alimentazione alla sera e soprattutto al mattino della gara, senza però inventarmi nulla e mantenendo le abitudini. Mi motiva l'obiettivo che voglio raggiungere, dando il massimo di me stesso. Tante volte nei momenti difficili penso ai sacrifici miei, della mia famiglia e del mio team che mi hanno portato in quella situazione e questo eleva tantissimo la mia concentrazione ed aumenta la soglia del dolore facendomi superare anche alcuni limiti fino a quel momento impensabili. Mi accorgo sempre più che in una preparazione atletica è di fondamentale importanza la parte mentale perché è la mente che fa partire ogni nostro movimento.



7.Qual è l’insegnamento più grande che hai tratto dalla tua esperienza?
7 - Ho imparato che non esistono limiti se veramente crediamo in quello che facciamo e negli obiettivi che vogliamo raggiungere. Le due imprese mai riuscite prima da un atleta amputato che sono riuscito a fare testimoniano proprio questa teoria. Non ho e secondo me non esistono persone con super poteri, esistono però persone che rispetto ad altri si sacrificano e mettono in gioco sè stessi per raggiungere l' obiettivo in cui credono completamente. Inoltre ho imparato a non dare mai nulla di scontato. 17 anni nella vita si hanno una volta sola, e a quei tempi io pensavo di avere la vita in mano; credevo di riuscire a fare ogni cosa e soprattutto che non mi potesse succedere niente. La realtà poi ha dimostrato il contrario, non potrò mai tornare ragazzo e spiegare  a me stesso i reali pericoli che si possono correre su di una strada, ma posso però spiegarlo e farlo capire ai ragazzi di quell'età, oggi.

8.Come ci si sente a rappresentare l’Italia in importanti competizioni internazionali?
8 - Indossare la divisa "azzurra" é una sensazione indescrivibile, inoltre quest'anno ho avuto anche la possibilità di vivere l'incredibile emozione di sentire l'inno Nazionale per essere arrivato primo in una gara Europea. È emozionante averla sempre nei cassetti assieme alle altre divise e poterla indossare anche in allenamento, ma non ho mai legato il mio impegno nello sport alla maglia azzurra, quello c'é a prescindere.

9.Che significato dai alla parola “limite”?
9 - Mai come negli ultimi anni ho lottato, pensato, superato alcuni dei miei limiti. A livello sportivo, l'avventura in India e la Parigi/Brest mi hanno fatto capire veramente quanto lo si possa spostare più in là se si vuole con tutto noi stessi una cosa. Penso inoltre che non esista in ognuno di noi un limite, a meno che non ce lo imponiamo noi di non riuscirci. Se non fossi certo di questo non avrei mai accettato sfide che mai nessuno aveva tentato prima e sono altrettanto certo che possono essere ripetibili. Ovviamente con tanto sudore.

 10.Hai un portafortuna?
 10 - Non ho nessun porta fortuna da portare con me alle gare, ho però una "costante" che ho imparato a controllare ed un un certo senso anche godermi. È la tensione pre-gara, che per molti è il principale motivo del "non competere". Generalmente la sera prima mangio un po' meno, lo stomaco è leggermente chiuso, mentre la mattina della gara riesco a fare una abbondante colazione. Mi porta ad essere più taciturno del solito ed essere molto concentrato.
 
11.Ti sei avvicinato all’ambiente della crescita personale e del coaching. Come questo sta migliorando ulteriormente la tua vita? Che progetti hai per il futuro? 

11- Mi sono avvicinato alla Crescita Personale per puro caso, sono stato contattato da un amico su un social network per partecipare ad un corso outdoor dove portare la mia esperienza di vita e sportiva. Ricordo che al termine della prima giornata andai in camera dicendomi "ma questa roba come faccio a portarla nella vita di tutti i giorni?", pensavo fosse inutile, giochetti momentanei della durata di pochi giorni. Il giorno successivo feci il mio intervento al mattino e seguii il corso fino al termine, mentre tornavo a casa, eravamo in Trentino, telefonai a mia moglie e gli disse che qualcosa dentro di me era cambiato. Dentro di me sento da sempre un vuoto che e' quello di non avere studiato e non ho mai trovato il canale giusto per trovare libri da leggere su cui imparare, ora l'ho trovato ed e' nata una vera passione. L'obiettivo e' sicuramente quello di diventare un Coach, un bravo Coach, portando la mia esperienza di vita e quello che imparero' ancora. Sono stato in grado nel corso della mia vita di trasformare grosse difficolta' in diverse eta' e mi piacerebbe insegnare alle persone come trasformarle in opportunità.
 
12. Quali sono i tuoi nuovi obiettivi/impegni sportivi?
12- Da due anni pratico il Paratriathlon a livello internazionale, ho partecipato ai Campionati Europei dove ho vinto due medaglie, una di bronzo e una d'argento, oltre ad una partecipazione ai Campionati del Mondo in Nuova Zelanda.
Purtroppo quest'anno ho dovuto rinunciare ai Campionati del Mondo a Londra per un forte mal di schiena; la risonanza magnetica ha evidenziato un' ernia ed una protusione.
In questo momento potrei definirmi in standby, parto dal presupposto che lo sport debba essere, soprattutto se praticato a livello amatoriale, fatto per divertimento, che non vuol dire non dare il massimo e non metterci impegno, ma che deve essere salutare. Sebbene la mia disabilità sia superata, non voglio dimenticare che la vita è ancora lunga e la gamba che mi sorregge ora dovrà farlo per tantissimi altri anni. E' una decisione difficilissima perchè l'istinto direbbe di non fermarsi mai, ma una nuova consapevolezza maturata soprattutto negli ultimi mesi riesce a farmi valutare le situazioni da altre angolazioni. Significherebbe rinunciare alla maglia azzurra ed in primis all'obiettivo delle Paralimpiadi di Rio 2016, ma sulla bilancia c'è la salute.
 


13. Che cosa ti appassiona?
Cosa ti piace fare?

13- Mi piace stare con la mia famiglia, godermi ogni momento che vivo con loro perchè per lavoro e sport sono spesso lontano da casa. Sto imparando a vivere sempre più nel presente, nel senso che riesco a concentrarmi, a godere, a vivere il momento che sto vivendo in quell'istante riuscendo a raggiungere un'elevata intensità e portarmelo poi con me nei lunghi momenti lontano da loro. Sono per la qualità e non la quantità.
Mi piace fare sport, molto sport. Ogni allenamento, anche se lo inizio già stanco per vari motivi, riesce a resettare il mio fisico e la mia mente regalandomi una meravigliosa sensazione, tale da non vedere l'ora di ripartire il giorno successivo.
 
14.Cosa diresti a chi sta vivendo un momento di difficoltà? Quanto conta la fiducia in sé stessi quando dobbiamo superare un ostacolo?
14 - La fiducia in se stessi è determinante, non si può pensare di affidarsi agli altri. Qualsiasi ostacolo che ci si presenta davanti senza che noi siamo pronti o peggio sfiduciati, ci può fermare. E' una condizione difficile da superare ma prima di pensare di cadere nella disperazione bisogna anche essere maturi nel riflettere sul: "dove mi può portare di diverso questa disperazione?", la risposta sarà inevitabilmente, "ancora più in profondità di dove sei ora", ecco che qui deve uscire la vera maturità di ognuno e farci pensare positivo ed in tante occasioni farci valutare in diverso modo l'entità della nostra disperazione.
 
15.Che significato dai alla parola disabilità?
15 - Negli anni ho sempre attribuito questa parola alle persone che avessero problemi celebrali, amputazioni di arti, cechi, ecc... Negli ultimi anni, grazie soprattutto alle esperienze sportive, ho scoperto che la gente si costruisce nella propria mente dei muri, delle barriere a volte senza motivo. Nasce in loro un' insicurezza, paura, vergogna, chi li blocca nel fare qualsiasi cosa. Bè secondo me questa è una disabilità ben più grande di chi è stato amputato ad una gamba come me. Non solo io ma tantissimi altri "disabili" hanno dimostrato con i fatti che si può fare tranquillamente una vita normale e non solo, ma fare anche cose straordinarie che gente "normodotata" non è in grado di fare, ma non per problemi fisici ma per i blocchi costruiti nella mente.
Ho vissuto sulla mia pelle più volte l'esperienza che non è il corpo a permetterti di superare momenti difficili, ma la mente, se il pensiero lo mantieni vivo e positivo chiunque è in grado di fare qualsiasi cosa.
 
16. In una battuta che cos'è per te:
- la vita
- la gratitudine 
- la fatica
- la competizione
- la felicità

- la determinazione
- la famiglia

 
 
16 - LA VITA - Un dono che merita di essere vissuta integralmente in ogni momento.
LA GRATITUDINE - Riconoscere chi contribuisce a migliorare la vita altrui.
LA FATICA - Una sensazione con la quale ho imparato a convivere e che cerco, perchè ogni volta mi regala forti emozioni.
LA COMPETIZIONE - Un modo per misurarsi con gli altri ma soprattutto per misurarsi con se stessi e migliorare ogni volta.
LA FELICITA' - Ci vuole una grande consapevolezza per rendersi conto di essere felici. E' un'emozione tante volte difficile da riconoscere perchè siamo immersi in mondo a volte ingannevole. Capita a volte di passare momenti felici ma ce ne accorgiamo troppo tardi.
LA DETERMINAZIONE - Avere ben chiaro da dove si parte ma soprattutto dove si vuole arrivare, la fermezza e la sicurezza delle nostre azioni.
LA FAMIGLIA - Un miracolo a cui auguro ad ognuno di provarne le emozioni.



Grazie di cuore Andrea per la tua testimonianza.

Un saluto a tutti voi, alla prossima

Momi ;)

www.giuliamomoli.blogspot.it