Mostra Fotografica- Steve McCurry

Io e Marco stamattina abbiamo visitato la mostra fotografica "Viaggio intorno all'uomo" di Steve Mc Curry, presente fino a gennaio a Siena, al complesso museale di Santa Maria della Scala.
Consiglio a quanti di voi siano appassionati, e non l'abbiano ancora fatto, di andarla a vedere perché merita davvero.

Personalmente mi piace immortalare (in modo decisamente amatoriale) ogni particolare che cattura la mia attenzione.
Adoro la fotografia perché può:
- congelare attimi rendendoli eterni e permettendoti di ricordarli
- trasmettere le vibrazioni del soggetto fotografato che prende vita comunicando emozioni e mostrando la sua anima
- svelare la sensibilità e le caratteristiche di chi scatta.
C'è sempre qualcosa di interessante da notare...qualche pezzo di vita che vale la pena di rivivere più e più volte.

Abbiamo dunque approfittato di questi tre giorni di vacanza in toscana per visitare la mostra, che ci era sfuggita a Roma.

Steve Mc Curry,  reso celebre per la foto alla ragazza afghana dagli occhi verdi diventata copertina di National Geographic, è autore di una incredibile e numerosissima galleria di immagini scattate in tutto il mondo, anche durante momenti storici delicati, in cui raccoglie la magia, la cultura, l'orrore, l'amore di cui l'uomo è capace.
Gli oltre 230 scatti proposti nell'esposizione sono uno più emozionante e coinvolgente dell'altro.
E' un viaggio tra i volti, le emozioni e i colori di esseri umani...espressioni, storie, guerra, stupore, quotidianità, paure, povertà, gioia, poesia. 


"Una delle cose meravigliose della fotografia è che puoi tornare su un' immagine tante volte nel tempo e con il tempo si imprime nella tua psiche, e se si tratta di una buona immagine non la puoi dimenticare. Io credo che questa sia la caratteristica di una buona fotografia: un' immagine che ti accompagna, da cui impari qualcosa, che in qualche modo ti cambia e che ricordi per sempre."

(S. McCurry)





A distanza di qualche ora vedo ancora di fronte a me tutti quegli sguardi ed è viva la sensazione di aver incontrato quelle persone, ognuna con la sua affascinante ed unica storia.

Consigliatissima :)

http://stevemccurry.com/

Happiness



Quando fai qualcosa che ti piace, che ti entusiasma, che ti appassiona... la giornata scorre veloce e vorresti avere più tempo.

Quando il tuo obiettivo è chiaro, la forza che hai dentro ti trascina verso le azioni e i comportamenti necessari a raggiungerlo.

Quando comprendi che la vita ti dona opportunità e ti protegge anche in situazioni sfidanti, ti senti vestita dal più bello degli abiti, quello fatto su misura per te.

Quando vivi con la certezza che il domani che ti stai costruendo sarà meraviglioso, nessun sogno è troppo grande.


RUBRICA- CrossOver- Quando la vita può cambiare in pochi minuti


Ottobre 2013
Benvenuti a tutti in questo nuovo numero di Pallavoliamo.it

Vi scrivo da Ostia, Roma, in una splendida giornata di autunno. Oggi ho scelto di dedicare la mia intervista di CrossOver ad una persona davvero straordinaria. Un marito, un padre, un lavoratore, un musicista, un atleta di Paraciclismo che con la sua "due ruote" ha compiuto imprese incredibili portando i colori dell'Italia sulla cima del mondo. Si chiama Andrea Devicenzi e oggi vi racconto la sua storia perché a me, conoscerlo, ha emozionato. Ho molto rispetto per ogni atleta di qualunque disciplina: so che cosa significa lavorare quotidianamente e diligentemente per un obiettivo; quanto impegno, passione, volontà, sacrificio lo sport richieda. E quante gioie, soddisfazioni, importanza, calore e appagamento sappia regalare. Lo sport ti sprona a fare del tuo meglio, ti aiuta ad elevare i tuoi standard.

Quando l’ho incontrato e ho conosciuto il suo trascorso, il rispetto si è trasformato in stima, in orgoglio. Uno sguardo umile, buono, attento e discreto… lui che, a detta di tutti, è “un grande” perché con una gamba soltalto ha fatto cose incredibili che la maggior parte di noi non si sognerebbe di fare nemmeno con due.

L’obiettivo della mia rubrica è quello di fornirvi degli spunti di riflessione e ispirazione: oggi lo faccio tramite Andrea, un campione di sport e di vita. Perché, ciò che resta non sono le medaglie che hai vinto o i traguardi che hai raggiunto, ma la persona che sei diventata grazie a quelle esperienze e a tutti gli insegnamenti di cui hai fatto tesoro. 
Ad arrivare sempre più in alto, a superare ogni barriera.




1.Ciao Andrea, vorrei che fossi tu a presentare l’inizio della tua storia ai nostri lettori: vuoi raccontare loro che cosa ti e' successo in giovane età?
1 - All'età di 17 anni, in seguito ad un incidente in moto, mi viene d'urgenza amputata la gamba sinistra
per salvarmi la vita. Il cuore, dopo essersi fermato, viene rianimato al terzo tentativo dai medici con il defibrillatore ed ha continuato a battere per regalarmi ancora tute le emozioni della vita.
 
2.Come hai reagito alla sfida a cui la vita ti ha sottoposto? Come ti sei approcciato alle prime difficoltà che inevitabilmente necessitavano di soluzioni? Qual è stato il tuo atteggiamento?
 2 - Quando era a terra dopo lo scontro con la macchina, il primo pensiero è andato subito alla moto, come ogni giovane che amasse la moto...era perfettamente pulita, senza nemmeno un graffio. L'ho cercata con lo sguardo, era davanti a me, ma tra me e lei c'erano il mio corpo e le mie gambe, o quello che di una era rimasto. In quell'istante le preoccupazioni per la moto sono sparite ed è stata immediata la consapevolezza che era successo qualcosa di molto grave e di irreparabile.
All'indomani quando mi sono svegliato nel letto, la gamba non c'era più, mi era stata amputata d'urgenza per salvarmi la vita. Penso che a quell'età ci siano due principali modi di reagire: lasciarsi andare allo sconforto che poi ti inseguirà per molti anni o reagire subito senza perdere un' attimo della tua vita. Fortunatamente faccio parte della "seconda specie": ho reagito subito, cercando fin dai primi giorni dopo l'incidente di trovare nuovi obiettivi, consapevole che una vita senza una gamba non poteva essere identica a prima.
 
3.Quando ti sei avvicinato allo sport? E quando è sbocciato l'amore per la bicicletta?
3 - Ho sempre praticato sport nella mia vita fin dalla giovanissima età: calcio, atletica e judo. Spesso, tra i 7 e i 14 anni, capitava che ad inizio stagione, in settembre, decidessi di smettere lo sport fatto fino a luglio per iniziarne un' altro; penso di non aver mai fatto lo stesso sport per tre anni consecutivi e di questo ne sono orgogliosissimo.
L'incidente non ha bloccato questo amore, ma al contrario, consapevole del benessere che regala ad ogni fine allenamento, mi ha visto fin da subito, appena fu possibile ricominciare, allenarmi, adattandomi ad uno sport fattibile senza una gamba. Ed è stato nel gennaio del 1991, dopo i quattro mesi di degenza in tre ospedali diversi, che assieme all'amico Marco ed al cugino Rossano ho visto il primo obiettivo post incidente, la partecipazione alla Vogalonga di Cremona, 54 km sul Fiume Po con una barca a quattro remi.
Nell'estate successiva mio padre mi ha regalato la Mountain Bike, mi piaceva moltissimo, ma purtroppo ero ancora chiuso in uno stato mentale da non riuscire a pedalare senza protesi (come invece faccio ora)): mi provocava grossi arrossamenti all’ inguine dandomi pochissima autonomia in chilometraggio percorso; dopo pochi mesi ho smesso per i continui dolori che avevo nel camminare. Dopo qualche anno, vinta la barriera della protesi e deciso di andare senza, comprai una bici da corsa, per due anni l'ho utilizzata togliendomi a livello personale parecchie soddisfazioni, ma per lavoro e studio della musica abbandonai questo sport. Lo ripresi poi nel 2007, in seguito ad una vacanza con la famiglia a Cesenatico, terra del mitico Marco Pantani. Aumentato parecchio di peso, circa 20 km rispetto ad ora per il lavoro sedentario e l'abbandono dello sport per lo studio del Sassofono, decisi una volta tornato a casa di iniziare ancora una volta a fare sport, per perdere peso e stare meglio fisicamente. Decisi di rispolverare la vecchia bici e pedalare.
 
4. 700 km in 8 giorni in India nel 2010 e la Randonèe Parigi-Brest-Parigi nel 2011, unico atleta disabile ad aver raggiunto traguardi tanto impegnativi e vette cosi alte. Queste solo due delle tue imprese, che significato hanno avuto per te?
4 - Il Raid in india fatto nel 2010, è stato il detonatore che mi ha fatto definitivamente innamorare di questo meraviglioso sport. Come la maggior parte delle persone potrebbe pensare quando sente parlare di ciclismo, si immagina le gare in gruppo con volata finale. Questo è totalmente l'opposto: l'avventura è stata in una terra magnifica ma allo stesso tempo molto pericolosa (è una delle tre strade più pericolose al mondo). E' stato un viaggio molto personale, intimo, durante gli 8 giorni impiegati da Manali a Leh. Sia durante la giornata in bici che nei momenti di riposo o alla sera, erano tantissimi gli spazi che dedicavo a me stesso, ai miei pensieri e alle mie riflessioni su moltissimi argomenti. E' stato un successo personale che mi ha legato definitivamente a questo mezzo che è la bici e a queste avventure vissute in autonomia per molti giorni.
La Parigi/Brest/Parigi, 1.230 km percorsi in 72 ore e 42 minuti è stata un'impresa radicalmente diversa da quella fatta in India. E' stata una preparazione durissima lunga circa 8 mesi dove gli allenamenti duravano tantissime ore. Quando partii da Parigi per i tre giorni che mi aspettavano in sella alla bici, mi accorsi fin da subito, che al contrario dell'India (dove ogni tanto impugnavo la telecamera per filmare o fotografare i paesaggi) qui non ci sarebbe stato tutto quel tempo. La priorità, se si voleva terminare nel tempo dichiarato per l'omologazione di 80 ore, era pedalare. Forse anche complice la stanchezza, ricordo pochissimo soprattutto della parte centrale, dove mi sono trovato a dormire solamente dopo 36 ore e 707 km.
Entrambe però mi hanno fatto capire che le possibilità di ognuno di noi sono infinite, dipende da quanto crediamo nel nostro progetto e da quanto siamo disposti a rinunciare per riuscirci. La cosa principale a cui penso sempre quando vado all'estero per alcuni giorni, per le competizioni e per i molti allenamenti che giornalmente faccio, è il tempo "mancato" con la mia famiglia, mia moglie e le mie due figlie, tempo che mai nessuno mi ridarà indietro ma che mi stimola nei momenti di intensa fatica in gara o durante gli allenamenti.
 

5.Cosa ti rende un vincente?
5 - Riesco a dare il massimo di me stesso ponendomi sempre degli obiettivi, non riesco ad immaginare di fare le cose tanto per fare. Con obiettivo non intendo di fare imprese strabilianti, intendo anche cose che sono piccole per qualcuno ma che per altre sono immense. Se una persona, definita "sedentaria", inizia a voler correre, penso che porsi l'obiettivo di partecipare ad una maratonina di 10 km possa essere di grande stimolo nei momenti difficili della vita, quando non avresti voglia di vestirti per uscire o ti senti un pò stanco. Se in quel momento hai un' obiettivo, ti balza subito in mente e la percentuale che poi tu vada ad allenarti è altissima, al contrario se non ce l'hai la percentuale che tu quel giorno stia a casa è praticamente scontata.

6.Quanto ti alleni? Come prepari le tue gare? Cosa ti spinge e ti motiva ad allenarti così duramente mettendoti costantemente alla prova?
6 - Negli ultimi due anni gli allenamenti sono cambiati completamente perché dal 2012 sono passato dalla specialità del ciclismo a quella del Paratriathlon. Non essendo professionista, ho il mio normalissimo lavoro che mi occupa dalle 8 alle 10 ore al giorno e gli allenamenti li faccio in base a come ho programmato la giornata e la stagione. Generalmente mi alleno ogni giorno in una delle tre specialità, che sono nuoto, bici e corsa. Al mattino preferisco fare corsa o bici, nella pausa pranzo nuoto, prima di cena qualunque specialità. Solitamente durante la settimana che precede una gara seguo regolarmente gli allenamenti come da tabella, per durata e intensità. Se la gara è la domenica, il sabato faccio un due ore circa di "scarico" in bici. Sto molto attento all'alimentazione alla sera e soprattutto al mattino della gara, senza però inventarmi nulla e mantenendo le abitudini. Mi motiva l'obiettivo che voglio raggiungere, dando il massimo di me stesso. Tante volte nei momenti difficili penso ai sacrifici miei, della mia famiglia e del mio team che mi hanno portato in quella situazione e questo eleva tantissimo la mia concentrazione ed aumenta la soglia del dolore facendomi superare anche alcuni limiti fino a quel momento impensabili. Mi accorgo sempre più che in una preparazione atletica è di fondamentale importanza la parte mentale perché è la mente che fa partire ogni nostro movimento.



7.Qual è l’insegnamento più grande che hai tratto dalla tua esperienza?
7 - Ho imparato che non esistono limiti se veramente crediamo in quello che facciamo e negli obiettivi che vogliamo raggiungere. Le due imprese mai riuscite prima da un atleta amputato che sono riuscito a fare testimoniano proprio questa teoria. Non ho e secondo me non esistono persone con super poteri, esistono però persone che rispetto ad altri si sacrificano e mettono in gioco sè stessi per raggiungere l' obiettivo in cui credono completamente. Inoltre ho imparato a non dare mai nulla di scontato. 17 anni nella vita si hanno una volta sola, e a quei tempi io pensavo di avere la vita in mano; credevo di riuscire a fare ogni cosa e soprattutto che non mi potesse succedere niente. La realtà poi ha dimostrato il contrario, non potrò mai tornare ragazzo e spiegare  a me stesso i reali pericoli che si possono correre su di una strada, ma posso però spiegarlo e farlo capire ai ragazzi di quell'età, oggi.

8.Come ci si sente a rappresentare l’Italia in importanti competizioni internazionali?
8 - Indossare la divisa "azzurra" é una sensazione indescrivibile, inoltre quest'anno ho avuto anche la possibilità di vivere l'incredibile emozione di sentire l'inno Nazionale per essere arrivato primo in una gara Europea. È emozionante averla sempre nei cassetti assieme alle altre divise e poterla indossare anche in allenamento, ma non ho mai legato il mio impegno nello sport alla maglia azzurra, quello c'é a prescindere.

9.Che significato dai alla parola “limite”?
9 - Mai come negli ultimi anni ho lottato, pensato, superato alcuni dei miei limiti. A livello sportivo, l'avventura in India e la Parigi/Brest mi hanno fatto capire veramente quanto lo si possa spostare più in là se si vuole con tutto noi stessi una cosa. Penso inoltre che non esista in ognuno di noi un limite, a meno che non ce lo imponiamo noi di non riuscirci. Se non fossi certo di questo non avrei mai accettato sfide che mai nessuno aveva tentato prima e sono altrettanto certo che possono essere ripetibili. Ovviamente con tanto sudore.

 10.Hai un portafortuna?
 10 - Non ho nessun porta fortuna da portare con me alle gare, ho però una "costante" che ho imparato a controllare ed un un certo senso anche godermi. È la tensione pre-gara, che per molti è il principale motivo del "non competere". Generalmente la sera prima mangio un po' meno, lo stomaco è leggermente chiuso, mentre la mattina della gara riesco a fare una abbondante colazione. Mi porta ad essere più taciturno del solito ed essere molto concentrato.
 
11.Ti sei avvicinato all’ambiente della crescita personale e del coaching. Come questo sta migliorando ulteriormente la tua vita? Che progetti hai per il futuro? 

11- Mi sono avvicinato alla Crescita Personale per puro caso, sono stato contattato da un amico su un social network per partecipare ad un corso outdoor dove portare la mia esperienza di vita e sportiva. Ricordo che al termine della prima giornata andai in camera dicendomi "ma questa roba come faccio a portarla nella vita di tutti i giorni?", pensavo fosse inutile, giochetti momentanei della durata di pochi giorni. Il giorno successivo feci il mio intervento al mattino e seguii il corso fino al termine, mentre tornavo a casa, eravamo in Trentino, telefonai a mia moglie e gli disse che qualcosa dentro di me era cambiato. Dentro di me sento da sempre un vuoto che e' quello di non avere studiato e non ho mai trovato il canale giusto per trovare libri da leggere su cui imparare, ora l'ho trovato ed e' nata una vera passione. L'obiettivo e' sicuramente quello di diventare un Coach, un bravo Coach, portando la mia esperienza di vita e quello che imparero' ancora. Sono stato in grado nel corso della mia vita di trasformare grosse difficolta' in diverse eta' e mi piacerebbe insegnare alle persone come trasformarle in opportunità.
 
12. Quali sono i tuoi nuovi obiettivi/impegni sportivi?
12- Da due anni pratico il Paratriathlon a livello internazionale, ho partecipato ai Campionati Europei dove ho vinto due medaglie, una di bronzo e una d'argento, oltre ad una partecipazione ai Campionati del Mondo in Nuova Zelanda.
Purtroppo quest'anno ho dovuto rinunciare ai Campionati del Mondo a Londra per un forte mal di schiena; la risonanza magnetica ha evidenziato un' ernia ed una protusione.
In questo momento potrei definirmi in standby, parto dal presupposto che lo sport debba essere, soprattutto se praticato a livello amatoriale, fatto per divertimento, che non vuol dire non dare il massimo e non metterci impegno, ma che deve essere salutare. Sebbene la mia disabilità sia superata, non voglio dimenticare che la vita è ancora lunga e la gamba che mi sorregge ora dovrà farlo per tantissimi altri anni. E' una decisione difficilissima perchè l'istinto direbbe di non fermarsi mai, ma una nuova consapevolezza maturata soprattutto negli ultimi mesi riesce a farmi valutare le situazioni da altre angolazioni. Significherebbe rinunciare alla maglia azzurra ed in primis all'obiettivo delle Paralimpiadi di Rio 2016, ma sulla bilancia c'è la salute.
 


13. Che cosa ti appassiona?
Cosa ti piace fare?

13- Mi piace stare con la mia famiglia, godermi ogni momento che vivo con loro perchè per lavoro e sport sono spesso lontano da casa. Sto imparando a vivere sempre più nel presente, nel senso che riesco a concentrarmi, a godere, a vivere il momento che sto vivendo in quell'istante riuscendo a raggiungere un'elevata intensità e portarmelo poi con me nei lunghi momenti lontano da loro. Sono per la qualità e non la quantità.
Mi piace fare sport, molto sport. Ogni allenamento, anche se lo inizio già stanco per vari motivi, riesce a resettare il mio fisico e la mia mente regalandomi una meravigliosa sensazione, tale da non vedere l'ora di ripartire il giorno successivo.
 
14.Cosa diresti a chi sta vivendo un momento di difficoltà? Quanto conta la fiducia in sé stessi quando dobbiamo superare un ostacolo?
14 - La fiducia in se stessi è determinante, non si può pensare di affidarsi agli altri. Qualsiasi ostacolo che ci si presenta davanti senza che noi siamo pronti o peggio sfiduciati, ci può fermare. E' una condizione difficile da superare ma prima di pensare di cadere nella disperazione bisogna anche essere maturi nel riflettere sul: "dove mi può portare di diverso questa disperazione?", la risposta sarà inevitabilmente, "ancora più in profondità di dove sei ora", ecco che qui deve uscire la vera maturità di ognuno e farci pensare positivo ed in tante occasioni farci valutare in diverso modo l'entità della nostra disperazione.
 
15.Che significato dai alla parola disabilità?
15 - Negli anni ho sempre attribuito questa parola alle persone che avessero problemi celebrali, amputazioni di arti, cechi, ecc... Negli ultimi anni, grazie soprattutto alle esperienze sportive, ho scoperto che la gente si costruisce nella propria mente dei muri, delle barriere a volte senza motivo. Nasce in loro un' insicurezza, paura, vergogna, chi li blocca nel fare qualsiasi cosa. Bè secondo me questa è una disabilità ben più grande di chi è stato amputato ad una gamba come me. Non solo io ma tantissimi altri "disabili" hanno dimostrato con i fatti che si può fare tranquillamente una vita normale e non solo, ma fare anche cose straordinarie che gente "normodotata" non è in grado di fare, ma non per problemi fisici ma per i blocchi costruiti nella mente.
Ho vissuto sulla mia pelle più volte l'esperienza che non è il corpo a permetterti di superare momenti difficili, ma la mente, se il pensiero lo mantieni vivo e positivo chiunque è in grado di fare qualsiasi cosa.
 
16. In una battuta che cos'è per te:
- la vita
- la gratitudine 
- la fatica
- la competizione
- la felicità

- la determinazione
- la famiglia

 
 
16 - LA VITA - Un dono che merita di essere vissuta integralmente in ogni momento.
LA GRATITUDINE - Riconoscere chi contribuisce a migliorare la vita altrui.
LA FATICA - Una sensazione con la quale ho imparato a convivere e che cerco, perchè ogni volta mi regala forti emozioni.
LA COMPETIZIONE - Un modo per misurarsi con gli altri ma soprattutto per misurarsi con se stessi e migliorare ogni volta.
LA FELICITA' - Ci vuole una grande consapevolezza per rendersi conto di essere felici. E' un'emozione tante volte difficile da riconoscere perchè siamo immersi in mondo a volte ingannevole. Capita a volte di passare momenti felici ma ce ne accorgiamo troppo tardi.
LA DETERMINAZIONE - Avere ben chiaro da dove si parte ma soprattutto dove si vuole arrivare, la fermezza e la sicurezza delle nostre azioni.
LA FAMIGLIA - Un miracolo a cui auguro ad ognuno di provarne le emozioni.



Grazie di cuore Andrea per la tua testimonianza.

Un saluto a tutti voi, alla prossima

Momi ;)

www.giuliamomoli.blogspot.it

RUBRICA- CrossOver- Maria Clara e Carolina

Settembre 2013

Ciao ragazzi oggi vi presento l'intervista proposta alle sorelle Salgado. Queste due splendide atlete brasiliane sono molto unite e giocano insieme dal 2003. Si allenano a Rio de Janeiro davvero intensamente e hanno un modo di giocare ordinato, tecnico e coinvolgente. Hanno determinazione e passione da vendere, sono sempre molto disponibili e inseguono il sogno olimpico...in casa propria!
Scopriamo qualcosa in più sul loro rapporto e su come ragionano i campioni. Buona lettura!

Maria

1. Come cambia il vostro rapporto dentro e fuori dal campo?
M: We are really close to each other since always. As sister we know that both of us wants the best for the other and we don't have any vanity between us as some other teams. So when we fight, we fix it right away. We talk about everything and we try to don't keep hiding bad feelings. And we are together the whole time when we are not playing.
M: Siamo molto unite da sempre...come sorelle sappiamo che entrambe vogliamo il meglio per l'altra e non c'e' nessuna vanità tra di noi come potrebbe esserci in altre coppie. Quindi quando litighiamo, sistemiamo tutto nel modo giusto. Parliamo di ogni cosa e proviamo a non tenere nascoste le cattive sensazioni. Stiamo insieme tutto il tempo, anche quando non stiamo giocando.
 

2. Cosa si prova a rappresentare un paese come il Brasile con una grande tradizione in questo sport e tanta competizione di altissimo livello tra le squadre?
M: Its really good to be able to play and being one of those teams representing Brasil, we worked a lot for this and we know that we always need to work more and more cause we have a lot of good players here. In another way its was really hard always cause in our sport u have a restricted number of teams per each country so was really hard to get in MD having always 3 brasilian teams in the top 8 of the world. We needed to play country quote for a long time, always a match in really high level even before tournament starts and sometimes was too hard to stay out of MD knowing that we had level to be playing. Was frustating but made us stronger.
M:.E' davvero bello poter essere tra le squadre che rappresentano il Brasile, abbiamo lavorato molto per questo e sappiamo che dobbiamo continuare a lavorare ancora e ancora perché ci sono molto ottimi giocatori qui. D'altra parte e' stata sempre molto dura per noi perché nel nostro sport c'è un numero ristretto di coppie per ogni nazione, quindi e' stata tosta accedere al Main Draw quando c'erano sempre tre coppe brasiliane tra le prime otto al mondo. Abbiamo dovuto giocare i country quota per molto tempo, facendo sempre una partita ad altissimo livello anche prima che il torneo iniziasse. A volte e' stato davvero difficile starsene fuori dal main draw sapendo che eravamo del livello per giocarci...e' stato frustrante, ma ci ha rese più forti.

3.Quali sono secondo te gli aspetti più importanti che deve avere un top player?
M: For me, a strong mind is essencial cause in beachvolley you dont have reserve players to put in your place when u have any problem so u need to play with injuries, bad weather conditions or unconfortable situations and u need to face them the whole time.. U r really exposed there and if u have a problem in the match u know that your opponent is serving u and u cant run away! This is incredible for me.. We need to find a solution for all uncofortable things that could happen and the player who does it quicker, has more chances to win for sure.. Of course skills and the phisical part is essencial but sometimes u see so many players that r not perfect in those things but stronger minds and this or me is the hardest part to work and what can make the difference.
M:Per me una mente forte e' essenziale perché nel beachvolley non hai un giocatore di riserva da far entrare al tuo posto quando hai qualche problema, quindi devi giocare con problemi fisici, cattive condizioni climatiche, o situazioni di disagio che vanno affrontate per tutta la durata della gara. Sei molto esposto in campo e se hai qualche problema durante la partita sai che il tuo avversario batterà su di te, e tu non puoi scappare via! Questo ha dell' incredibile per me: dobbiamo trovare una soluzione a tutte le cose scomode che ci possono accadere e il giocatore che lo fa più velocemente ha di certo più possibilità di vincere. Ovviamente le abilità tecniche e la parte fisica sono essenziali, ma qualche volta si vedono giocatori che non sono perfetti in quelle cose, ma che hanno una testa forte...e questa per me e' la parte più difficile da allenare e quella che fa la differenza.

4.Qual'e' la caratteristica che apprezzi di più in Carolina? Come giocatrice e come sorella.
As a sister she is wonderfull, her, Pilar and Pedro are my best friends and the persons that i most count in my life..we grew up helping eachother and really close so thanks to my mum, it couldnt be different! As a player i think she has great skills. Her reception is one of the best, she serves a hard float and she works hard! After the pregnancy, in one month she was already in the sand, trying to be in shape as soon as she could and she is doing a great job!
Come sorella e' meravigliosa, lei, Pilar e Pedro sono i miei migliori amici e le persone che più contano nella mia vita... siamo cresciuti aiutandoci l'uno con l'altra, sempre molto uniti...e grazie a mia mamma le cose non sarebbero potute andare diversamente. Come giocatrice credo che abbia ottime caratteristiche. La sua ricezione e' una delle migliori, la sua battuta float e' notevole e lavora sodo! Dopo la gravidanza in un mese era già sulla sabbia cercando di tornare in forma al più presto, e sta facendo un ottimo lavoro!



5.In che cosa siete simili e in cosa completamente diverse?
M: I think we r different in most of things.. Carol has more tecnic in my view but its harder for her to get the aerobic part, breathing, she gets more tired during matches than me and im quicker than her. Basically oposites hahaha I think thats way we can play together.. She has long arms and block then im quicker and can play defense haha!
M: Credo che siamo diverse nella maggiorparte delle cose. Carol ha più tecnica secondo me, ma e' più difficile per lei tenere la condizione aerobica, respirare, si stanca più di me in partita, e io sono più veloce di lei. Praticamente opposte ahahah, penso che per questo giochiamo insieme: lei ha braccia lunghe per murare e io sono più veloce e posso giocare in difesa ahah!

6.Siete una famiglia molto unita di campioni: oltre voi due anche Pedro, e vostra mamma prima. Avere degli esempi di eccellenza cosi vicino ti aiuta?
I think its not about being good, the exemple that my mum gave us is about practesing hard and getting involved.. She was a great player but she always left everything she had in her practises and games. When she coached us, she was like this and always wanted us as this kind of athlets.. We believe more in hard work than in just being born with great skills.. She helped us a lot and still do it
Credo che non sia solo questione di essere bravi, l'esempio che mamma ci ha dato riguarda l' allenarsi duramente e farsi coinvolgere. E' stata una grande giocatrice, ma ha sempre lasciato tutto quello che aveva negli allenamenti e in partita. Quando ci allenava era cosi e ha sempre voluto che noi fossimo quel tipo di atlete. Crediamo molto di più nel lavoro che nell' essere nati con grandi capacità. Mamma ci ha sempre aiutate molto e ancora continua a farlo.

7. Cosa ami della vita del beacher?
M: I love that we travel a lot to places that we probably wouldnt go and that we meet so many people on tour from everywhere.. Being able to open your mind and making your world bigger is amazing.. Learning every week a different culture and always meeting new people.. And that we need to learn how to handle with all kinds of feelings while we play, so many different emotions during each season.. And i like that you dont have so much time to cry for a bad result or to be happy for a good one cause you almost always, have another one in the next week and the next is always the most important
M: Amo il fatto che viaggiamo in molti posti dove probabilmente non saremmo andate e che nel torneo incontriamo tante persone da qualunque luogo...essere in grado di aprire la tua mente e rendere il tuo mondo più grande e' incredibile...imparare ogni settimana una differente cultura e incontrare sempre nuove persone. E amo il fatto che e' necessario imparare a gestire tutti i tipi di sentimenti, mentre giochiamo, tante emozioni diverse nel corso di ogni stagione. E mi piace che non c'è tanto tempo per piangere per un cattivo risultato o di essere felice per uno buono, perché quasi sempre, hai un altro torneo la prossima settimana, e la prossima è sempre la più importante.

Carol

1. Com'è giocare uno sport dagli equilibri cosi delicati con la propria sorella?
C: We play together for a really long time and we learned a lot and improved the way we such act as a team.. We know each other really good to understand the moments from the other and we still talk a lot about our relation inside the court.
C: Giochiamo insieme da davvero molto tempo e abbiamo imparato e migliorato il modo in cui dobbiamo agire come squadra. Ci conosciamo molto bene da capirci nei vari momenti e ancora parliamo tanto del nostro rapporto dentro al campo

2. Come risolvete le situazioni di difficoltà? Chi fa il primo passo?
C: We always talk about those moments and we try to dont let things for later so we dont acumulate bad feelings.. Both can take the first step depending what happened.
C: Parliamo sempre dei momenti di difficoltà e proviamo a non lasciare le questioni per dopo, cosi da non accumulare cattive sensazioni. Entrambe possiamo fare il primo passo, dipende che cosa e' successo.

3. Avete dei rituali che fate tra di voi o delle parole importanti che vi dite quando dovete cambiare ritmo alla gara?
C: Yes.. We have a lot of rituals during tournaments and they help us a lot as a team
C: Si abbiamo molti rituali durante il torneo e ci aiutano molto come squadra

4. Cosa ti spinge a migliorare ogni giorno?
C: I still need a lot and like to work all my skills.. The good part is that i still have a lot to improve and a lot of work to do!!
C: Ne ho ancora molto bisogno e mi piace lavorare su tutte le mie capacità. La cosa buona e' che ho ancora molto da migliorare e molto lavoro da fare!

5. Qual'e' la caratteristica che apprezzi di più in Maria? Come giocatrice e come sorella.
M: As sisters we are really good friends and we count a lot with eachother and i like her spirit in the court.. The energy that she plays and her attack is her best skill
C: Come sorelle siamo delle ottime amiche e contiamo molto l'una sull' altra. Mi piace il suo spirito in campo, l'energia che mette quando gioca. Il suo attacco e' la sua migliore abilità.

6. E' nato anche il piccolo Josè (figlio di Carolina), come riesci a conciliare il tuo ruolo di mamma con il professionismo? Sono cambiate le tue priorità?
C: Its just amazing to be a mum.. he is a wonderfull boy and really easy going. I stayed one season out of WT events and I missed a lot. Was great to enjoy my family while I was pregnant, have some time off but I was looking forward to comeback so I worked hard for this.. Jose is my priority in life but I still have my professional goals like winning a grand slam, world champ or going to rio in 2016.
C: E' incredibile essere mamma...lui e' un bambino meraviglioso e tutto procede facilmente. Sono stata fuori dal circuito mondiale per una stagione, e mi e' mancato tanto. E' stato grandioso godermi la mia famiglia mentre ero incinta e avere un po di tempo libero, ma non vedevo l'ora di rientrare, quindi ho lavorato duramente per questo. Jose e' la mia priorità nella vita, ma ho ancora i miei obiettivi professionali da raggiungere, come vincere un Grande Slam, un Mondiale o qualificarmi per i Giochi di Rio 2016

7. Che sensazione è ospitare le Olimpiadi nella propria città? Cosa significa per te?
C: Its just amazing to imagine playing a olimpic game at home and its a big goal! Its what all brasilian athlets will be thinking in the next 3 years...we know how hard is to get aplace there! This is my dream with maria as a team and I'll do my best to make it happen.
C: E' praticamente pazzesco immaginare di giocare un' olimpiade a casa e questo e' un grande obiettivo! E' ciò a cui tutti gli atleti brasiliani penseranno nei prossimi 3 anni...sappiamo quanto e' dura ottenere un posto li. Questo e' il mio sogno con Maria e farò del mio meglio per farlo accadere.

Alla prossima!
Momi
www.giuliamomoli.blogspot.it
 

RUBRICA CrossOver- Una settimana al Foro Italico

 
 Giugno 2013

Bentrovati!
Settimana diversa per me quella del World Tour di Roma 2013, direi speciale.
Guardare un torneo dalla prima all' ultima partita, senza prenderne parte atleticamente e' stato emozionante, a tratti difficile perché il campo mi manca. In questi giorni ho svolto un ruolo che non mi appartiene, quello di reporter e commentatrice televisiva, ma che ho scoperto piacermi moltissimo. E' stato divertente interagire con i professionisti del settore, imparare da loro, seguire i loro consigli e metterci del mio. Ci tenevo ad essere presente in questo torneo italiano, volevo poter contribuire e alla fine di questa settimana vissuta intensamente devo dire di essermela proprio goduta. E' stata una nuova sfida affrontata con entusiasmo. Bellissimo rivedere amici internazionali, interessante scoprire le nuove coppie, importante essermi tuffata nel ritmo di gioco osservando attentamente ogni particolare. 
Ora che sono Mental Coach e' stato ancor più curioso per me soffermarmi tra le parole dette dagli atleti, tra i loro sguardi e il loro modo di affontare le partite.
Questo sport mi piace sempre di più, per lo stile di vita e per le difficoltà alle quali ti sottopone, che ti garantiscono spunti di miglioramento continui. E' essere parte di una grande famiglia dove vigono tra gli atleti il rispetto, la competizione, la condivisione, lo spirito di adattamento.

E' molto più di un gioco, e' un tatuaggio sulla pelle.
Un abbraccio, Momi

Un "promemoria" da tuo figlio



1. Non viziarmi. So benissimo che non dovrei avere tutto quello che chiedo. Voglio solo metterti alla prova.
2. Non aver paura di essere severo con me. Lo preferisco. Questo mi permette di capire in che cosa sono valido.
3. Non usare la forza con me. Questo m’insegna che la potenza è tutto ciò che conta. Sarò più disponibile ad essere guidato.
4. Non essere incoerente. Questo mi sconcerta e mi costringe a fare ogni sforzo per farla franca tutte le volte che posso.
5. Non fare promesse che potresti non essere in grado di mantenere. Questo farebbe diminuire la mia fiducia in te.
6. Non cedere alle mie provocazioni quando dico e faccio cose solo per imbarazzarti, perché cercherei allora di avere altre vittorie simili.
7. Non fare per me le cose che posso fare da solo. Questo mi farebbe sentire sempre come un bambino piccolo e potrei continuare a tenerti al mio servizio.
8. Non correggermi davanti alla gente. Presterò molta più attenzione se parlerai tranquillamente con me a quattr’occhi.
9. Non farmi sentire che i miei errori son colpe. Devo imparare a fare rrori senza avere la sensazione di non essere onesto.
10. Non zittirmi quando faccio domande oneste. Se lo fai, scoprirai che smetto di chiedere e io cercherò le mie informazioni altrove.
11. Non brontolare continuamente. Se lo fai, dovrò difendermi facendo finta di essere sordo.
12. Non proteggermi dalle conseguenze. Ho bisogno d’imparare dall’esperienza.
13. Non pensare assolutamente di apparire ridicolo se ti scusi con me. Una scusa leale mi fa sentire sorprendentemente affettuoso con te.
14. Non permettere che i miei timori superino la tua ansia, perché allora diventerei più pauroso. Indicami il coraggio.
15. Non preoccuparti per il poco tempo che passiamo insieme. E’  “come”  lo passiamo che conta.
16. Non dimenticare che non posso crescere bene senza molta comprensione e incoraggiamento, ma non ho bisogno di dirtelo, vero?

E RICORDATI: IO IMPARO DI PIU’ DA UN ESEMPIO CHE DA UN RIMPROVERO.



Children See, Children Do.