Ciao amici di Volleymania, nonostante le temperature in discesa, oggi vorrei descrivervi qualche altro flash della mia estate, nello specifico il torneo in Russia e l’accoglienza tricolore del mio Paese.
Subito dopo la finale scudetto di Pescara sono volata nei pressi di Kaliningrad a disputare la finale del campionato dei paesi dell’Europa dell’Est (EEZVA) con Evgenia Ukolova, atleta della Nazionale Russa allenata da Marco Solustri. Vi spiego perché ho potuto fare questa cosa: in Russia ogni giocatore ha un Club di appartenenza dal quale è stipendiato, pertanto, nonostante Evgenia abbia già una partner con la quale ha disputato World Tour e Olimpiadi (Ekaterina Khomyakova), quando gareggia nel suo Paese lo deve fare con chi appartiene al suo Club, oppure, come in questo caso, chiedendo una Wild Card per poter giocare con una straniera. Durante il World Tour in Polonia Evgenia mi propose il torneo e io accettai con entusiasmo il suo invito. In passato avevo già giocato con due ragazze straniere: una tappa del campionato svizzero con Isabelle Forrer e due del campionato italiano con l’ormai italianissima ma di origine olandese Patricia Labee. E’ sempre motivante disputare un torneo con una nuova compagna, soprattutto se si deve comunicare in inglese! Ci si mette in discussione, ci si rende disponibili a giocare in ogni ruolo e in un altro lato dal campo… insomma vale la pena allenare la flessibilità!
Dunque dico ok, la Nazionale Italiana mi da il permesso di partecipare, il Club russo mi fa arrivare l’itinerario del viaggio via mail, io e il mio fidanzato facciamo un visto per la Russia d’urgenza per poter partire e… via.
La sensazione sull’aereo è stata fin da subito di grande eccitazione: ero felice di partire e di vivere questa esperienza all’estero con una compagna russa. Veramente non avevo la più pallida idea di che cosa avrei incontrato e di come sarebbe stato, ricordo che mi stupì ancora una volta il mio atteggiamento di curiosità e di voglia di mettermi in gioco: partivo senza alcun tipo di certezza, unicamente per il gusto di scendere in campo e di scrivere una nuova pagina di vita. Questo mi faceva sentire tanto libera quanto predisposta a ottenere il meglio da questa uscita.
Ho scoperto che i russi sanno essere davvero gentili e premurosi. Si sono presi cura di me dalla A alla Z dimostrandomi il piacere di farlo e accogliendomi come si fa con un vecchio amico, fin da subito, nonostante due alfabeti così diversi tra loro. A proposito di questo, non so se lo riuscite a vedere bene dalla foto, ma alla conferenza stampa il mio nome era scritto in russo… forte, vero?!
Evgenia è una ragazza solare e divertente e insieme ci siamo trovate molto bene. Oltre a lei ho stretto amicizia con alcuni ragazzi della federazione russa con i quali lo scambio è stato immediato, la conoscenza facile e la comunicazione in inglese divertente e coinvolgente.
L’organizzazione era modesta ma ordinata ed è filato tutto liscio.. tranne la musica della festa del sabato sera a tutto spiano! La mia stanza era sopra il campo centrale, la festa accanto.. quindi in realtà era come averli dentro la camera!
Musica a parte questa esperienza mi ha permesso di avvicinarmi alle loro abitudini e alla fine della settimana, ciò che mi sembrava strano all’inizio, era diventato ordinario. La cena, ad esempio, veniva servita in una scuola ed era particolare non per i cibi serviti (comunque diversi dai nostri) ma per i piatti pieni già posizionati sul tavolo prima dell’ ingresso in sala. Di fronte a noi tante tavole già imbandite, ci si sedeva dove il pasto era ancora intatto; un piatto unico di carne o pasta, uno yogurt, un dolcetto e del the… uguale per tutti, senza possibilità di cambiare o scegliere…quindi o te lo facevi andare bene, o ti alzavi con fame ;-)
Il torneo era strutturato come un Grande Slam: 6 pool da 4 squadre di buon livello perché tutti gli atleti partecipanti fanno beach volley tutto l’anno. Abbiamo disputato 7 ottime gare cedendo solo in finale al tie break, ma conquistando un bellissimo argento. Ho trovato un pubblico molto coinvolto e appassionato che simpatizzava per la nostra squadra; in tanti mi hanno detto che gradivano il modo di esultare di noi italiani e il fatto che giochiamo con grinta e sorridendo. Probabilmente abbiamo un modo più espansivo di manifestare le nostre emozioni . Quindi la settimana a Kalingrad… è stata un’esperienza assolutamente positiva!
Passando a una seconda brevissima cartolina, al mio rientro a casa, a settembre inoltrato, sono stata accolta in modo a dir poco caloroso.
All’ingresso del paese, a Palazzo Reale ho trovato uno striscione in mio onore da parte del Comune di Crespano del Grappa e a casa mia, oltre la bandiera all’ingresso, la mia famiglia aveva preparato tutto in versione tricolore: la casa aveva un particolare verde- bianco -rosso in ogni angolo (una ghirlanda, un mazzo di fiori, dei drappi, dei cuori…); perfino a Spike, il nostro cane, era stato messo un simpatico fiocchetto al collo! La mamma aveva curato veramente ogni dettaglio e anche la tavola da pranzo sposava il tema della bandiera italiana.
Qualche domenica dopo il sindaco mi ha omaggiato di una targa: sapere di essere un orgoglio per loro e un esempio di tenacia per i giovani che si avvicinano allo sport è per me un onore e una responsabilità che mi assumo con impegno.
Condividere con famiglia e amici la mia soddisfazione ha dato un gioioso valore aggiunto al tutto.
E’ proprio vero ciò che scrisse Goethe. “Mira alla luna. Anche se la manchi atterrerai tra le stelle.”
A presto!
Momi
Subito dopo la finale scudetto di Pescara sono volata nei pressi di Kaliningrad a disputare la finale del campionato dei paesi dell’Europa dell’Est (EEZVA) con Evgenia Ukolova, atleta della Nazionale Russa allenata da Marco Solustri. Vi spiego perché ho potuto fare questa cosa: in Russia ogni giocatore ha un Club di appartenenza dal quale è stipendiato, pertanto, nonostante Evgenia abbia già una partner con la quale ha disputato World Tour e Olimpiadi (Ekaterina Khomyakova), quando gareggia nel suo Paese lo deve fare con chi appartiene al suo Club, oppure, come in questo caso, chiedendo una Wild Card per poter giocare con una straniera. Durante il World Tour in Polonia Evgenia mi propose il torneo e io accettai con entusiasmo il suo invito. In passato avevo già giocato con due ragazze straniere: una tappa del campionato svizzero con Isabelle Forrer e due del campionato italiano con l’ormai italianissima ma di origine olandese Patricia Labee. E’ sempre motivante disputare un torneo con una nuova compagna, soprattutto se si deve comunicare in inglese! Ci si mette in discussione, ci si rende disponibili a giocare in ogni ruolo e in un altro lato dal campo… insomma vale la pena allenare la flessibilità!
Dunque dico ok, la Nazionale Italiana mi da il permesso di partecipare, il Club russo mi fa arrivare l’itinerario del viaggio via mail, io e il mio fidanzato facciamo un visto per la Russia d’urgenza per poter partire e… via.
La sensazione sull’aereo è stata fin da subito di grande eccitazione: ero felice di partire e di vivere questa esperienza all’estero con una compagna russa. Veramente non avevo la più pallida idea di che cosa avrei incontrato e di come sarebbe stato, ricordo che mi stupì ancora una volta il mio atteggiamento di curiosità e di voglia di mettermi in gioco: partivo senza alcun tipo di certezza, unicamente per il gusto di scendere in campo e di scrivere una nuova pagina di vita. Questo mi faceva sentire tanto libera quanto predisposta a ottenere il meglio da questa uscita.
Ho scoperto che i russi sanno essere davvero gentili e premurosi. Si sono presi cura di me dalla A alla Z dimostrandomi il piacere di farlo e accogliendomi come si fa con un vecchio amico, fin da subito, nonostante due alfabeti così diversi tra loro. A proposito di questo, non so se lo riuscite a vedere bene dalla foto, ma alla conferenza stampa il mio nome era scritto in russo… forte, vero?!
Evgenia è una ragazza solare e divertente e insieme ci siamo trovate molto bene. Oltre a lei ho stretto amicizia con alcuni ragazzi della federazione russa con i quali lo scambio è stato immediato, la conoscenza facile e la comunicazione in inglese divertente e coinvolgente.
L’organizzazione era modesta ma ordinata ed è filato tutto liscio.. tranne la musica della festa del sabato sera a tutto spiano! La mia stanza era sopra il campo centrale, la festa accanto.. quindi in realtà era come averli dentro la camera!
Musica a parte questa esperienza mi ha permesso di avvicinarmi alle loro abitudini e alla fine della settimana, ciò che mi sembrava strano all’inizio, era diventato ordinario. La cena, ad esempio, veniva servita in una scuola ed era particolare non per i cibi serviti (comunque diversi dai nostri) ma per i piatti pieni già posizionati sul tavolo prima dell’ ingresso in sala. Di fronte a noi tante tavole già imbandite, ci si sedeva dove il pasto era ancora intatto; un piatto unico di carne o pasta, uno yogurt, un dolcetto e del the… uguale per tutti, senza possibilità di cambiare o scegliere…quindi o te lo facevi andare bene, o ti alzavi con fame ;-)
Il torneo era strutturato come un Grande Slam: 6 pool da 4 squadre di buon livello perché tutti gli atleti partecipanti fanno beach volley tutto l’anno. Abbiamo disputato 7 ottime gare cedendo solo in finale al tie break, ma conquistando un bellissimo argento. Ho trovato un pubblico molto coinvolto e appassionato che simpatizzava per la nostra squadra; in tanti mi hanno detto che gradivano il modo di esultare di noi italiani e il fatto che giochiamo con grinta e sorridendo. Probabilmente abbiamo un modo più espansivo di manifestare le nostre emozioni . Quindi la settimana a Kalingrad… è stata un’esperienza assolutamente positiva!
Passando a una seconda brevissima cartolina, al mio rientro a casa, a settembre inoltrato, sono stata accolta in modo a dir poco caloroso.
All’ingresso del paese, a Palazzo Reale ho trovato uno striscione in mio onore da parte del Comune di Crespano del Grappa e a casa mia, oltre la bandiera all’ingresso, la mia famiglia aveva preparato tutto in versione tricolore: la casa aveva un particolare verde- bianco -rosso in ogni angolo (una ghirlanda, un mazzo di fiori, dei drappi, dei cuori…); perfino a Spike, il nostro cane, era stato messo un simpatico fiocchetto al collo! La mamma aveva curato veramente ogni dettaglio e anche la tavola da pranzo sposava il tema della bandiera italiana.
Qualche domenica dopo il sindaco mi ha omaggiato di una targa: sapere di essere un orgoglio per loro e un esempio di tenacia per i giovani che si avvicinano allo sport è per me un onore e una responsabilità che mi assumo con impegno.
Condividere con famiglia e amici la mia soddisfazione ha dato un gioioso valore aggiunto al tutto.
E’ proprio vero ciò che scrisse Goethe. “Mira alla luna. Anche se la manchi atterrerai tra le stelle.”
A presto!
Momi
Nessun commento:
Posta un commento