RUBRICA per Pallavoliamo- CrossOver- Come pensano i Campioni?

Cari lettori di Pallavoliamo.it oggi la nostra rubrica di Crossover tratterà un argomento che mi sta molto a cuore. Qualche mese fa ho deciso di intraprendere una nuova strada oltre al Beach Volley, iscrivendomi con grande entusiasmo ad un percorso di studi per diventare “Mental Coach” . Da sportiva mi hanno sempre affascinato le letture volte al miglioramento personale, alla ricerca dell’eccellenza e allo sviluppo delle molteplici capacità della mente che sono in ognuno di noi. Più di tutto mi ha incuriosito la scoperta che esiste una sorta di "ricetta" per il successo, comune alle persone che ottengono grandi risultati in diversi ambiti della vita. Quindi mi sono iscritta al Master in Coaching di Ekis (azienda di Reggio Emilia specializzata nello sviluppo delle risorse umane) un percorso che mi insegnerà tecniche, strumenti, abilità e strategie per accrescere le mie potenzialità e quelle delle altre persone. D’ora in avanti la mia attività di atleta professionista e questo percorso di formazione progrediranno insieme interagendo tra loro e alimentandosi a vicenda: molti degli strumenti che sto imparando mi saranno utili nel Beach Volley e, viceversa, le molteplici esperienze di questi anni di sport, che come ben sapete ritengo una grande palestra di vita, saranno la fonte a cui attingerò per nutrire il mio cammino di formazione e da cui creerò nuove opportunità.
Trovo l’ambiente della crescita personale davvero affascinante, pieno di risorse concrete, utili strumenti, e ricco di persone coerenti e brillanti che quotidianamente puntano all’eccellenza.




A questo proposito nell’articolo di oggi interagiremo con Alessandro Mora, Master Trainer in PNL (Programmazione Neuro Linguistica) e Mental Coach, amico e grande professionista del quale ho già avuto l’opportunità di seguire qualche corso. Con Alessandro affrofondiremo alcune curiosità riguardanti il Coaching Sportivo:

Prima di tutto, cos’è nello specifico il coaching? 

Coaching significa affiancare l’atleta nel raggiungere i suoi obiettivi più importanti, dandogli strumenti concreti ed efficaci dal punto di vista mentale. Se pensi che ogni atleta investe centinaia di ore in campo ad allenare l’aspetto tecnico-tattico, centinaia di ore in palestra ad allenare la parte fisica e atletica... è curioso notare come solo pochissimi allenano l’aspetto mentale. Infatti se poi chiedi ad un giocatore perché ha perso/vinto quella finale, la maggior parte delle volte ti risponde con motivazioni non legate alla tecnica o al fisico bensì all’area mentale o emozionale: non ero lucido, ho avuto paura, mi è venuto il “braccino”, non me la sentivo di rischiare, non ero concentrato, avevo troppa pressione addosso, l’allenatore non si fida di me, i compagni non mi mettono nelle condizioni di..., c’è troppa tensione, avevo paura di sbagliare... e potrei continuare per ore a scrivere cose che, da atleti, conosciamo tutti molto bene. Se chiedi a 100 giocatori quanto sia importate la mente in 100 ti rispondono che è fondamentale. Il punto è che se non alleni queste “abilità mentali” è difficile che ti vengano fuori in gara nei momenti topici. Questo è ciò di cui mi occupo da Mental Coach.

Quindi anche la mente si può allenare?

Assolutamente sì. In un certo senso anche la mente si comporta come un “muscolo”: più la alleni e più diventa forte e arrivi a creare degli “schemi”, dei modi di pensare che ti verranno in aiuto nel momento del bisogno. L’idea è di creare proprio delle abitudini di pensiero e di comportamento che ti possano essere utili, in modo tale che il tuo cervello diventi un acceleratore di risultati (e non un freno come spesso capita).

Nel coaching si sente spesso parlare di strumenti come la Pnl. Visto che tu sei Master Trainer e fai parte del Top Team degli assistenti del dott. Bandler (il co-creatore della Programmazione Neuro Linguistica) ci spieghi esattamente cos’è e come funziona?

La PNL è semplicemente una serie di tecniche che ti permettono di pensare in modo più efficace per raggiungere i tuoi obiettivi. Il dott. Bandler iniziò negli anni ‘70 a studiare le persone che ottenevano risultati straordinari nei vari campi, con l’obiettivo di capire cosa faceva la differenza tra queste persone e tutti gli altri. E si rese conto che, tra le altre cose, chi eccelle in qualcosa pensa proprio in modo diverso rispetto a chi ottiene risultati “normali”. Soprattutto quando ha iniziato a studiare il mondo dello sport.

Quindi la differenza tra un campione e un giocatore “normale” è che, a parità di capacità fisiche e tecniche, utilizzano la mente in maniera differente? 

Esattamente. Se metti da parte il “talento” (e sai benissimo che il talento da solo non basta per essere un campione), ti puoi rendere perfettamente conto che un vero campione ha una marcia in più. Lo noti da come parla, da come si muove e, in definitiva, da come pensa.

Data la tua esperienza di coaching con tantissimi atleti professionisti nei vari sport, qual è una cosa che ad esempio accomuna il pensiero dei campioni?
Ad esempio una delle caratteristiche che ho scoperto essere molto comune tra i grandi campioni nei vari sport, è che si ricordano perfettamente tutto ciò che hanno fatto alla grande e tendono invece a dimenticarsi ciò che non è andato bene. Nella loro mente danno peso solo alle cose positive che hanno fatto e in questo modo il loro inconscio è allenato a riproporgliele più frequentemente. Al contrario molti atleti prendono i ricordi meravigliosi di ciò che hanno fatto nella loro carriera e li intrecciano con le immagini di alcuni clamorosi errori o brutte gare che hanno fatto. In questo modo creano una trama confusa, fanno un patchwork di esperienze che portano a uno stato mentale ed emozionale di poca fiducia in loro stessi e che non è decisamente ottimale per affrontare la gara successiva. La mente invece va allenata, così come il fisico e la tecnica, a “guardare nella direzione giusta” affinché il cervello abbia chiaro dove vuole andare e produca quelle sostanze utili per portartici.

Che tipo di strumenti utilizzi per allenare mentalmente un tuo giocatore?

Be’ se ad esempio sto lavorando proprio sull’atteggiamento e i pensieri “negativi” (il classico focus sull’errore), uno degli esercizi che faccio fare nel post-gara agli atleti che seguo come mental coach è proprio quello di prendere tutti i ricordi positivi della gara appena trascorsa e farne un “montaggio mentale”: il film dei momenti super! E quando invece la loro mente va su un errore o qualcosa che è andato male li faccio allenare a rimpicciolire l’immagine mentale ed allontanarla. Tutto ciò, ripetuto nel tempo, crea un’abitudine di pensiero potenziante. Attenzione: ciò non significa che in palestra non debbano essere consapevoli degli che errori fanno, altrimenti non possono lavorarci sopra. Sto parlando puramente dal punto di vista mentale, in modo da creare un stato d’animo e mentale che permetta loro di lavorare nel migliore dei modi e ottenere il massimo dei risultati.

Chi si rivolge a te? Per quale motivo ci si rivolge ad un mental coach?

Nel mondo ideale si rivolgono a noi tutti quegli atleti che vogliono migliorare le loro prestazioni e performare al meglio con l’obiettivo di vincere un campionato, un torneo importante (come i Mondiali e le Olimpiadi) oppure giocare meglio come squadra... E negli ultimi anni sta capitando sempre di più. Tuttavia, ancora troppo spesso, le persone si rivolgono a noi quando le cose stanno andando male e non sanno più cosa fare: non riescono a stare al livello a cui appartengono, non ce la fanno più a battere come prima, hanno perso il loro “swing”, ecc. e in quelle circostanze iniziano a dirsi cose stupide tipo “non sono abbastanza bravo”, “non riesco più a farcela”, “va tutto male”, “sono troppo vecchio”... e la cosa peggiore è che finiscono per crederci! E questo può essere l’inizio della fine... oppure l’inizio del nostro lavoro. Quindi, sebbene mi piacerebbe iniziare da un’altra parte, ogni tanto inizio da qui e vado proprio a lavorare su queste convinzioni estremamente limitanti.


Spieghiamo bene in che cosa si differenzia un motivatore dalla figura del mental coach:
Vedi, la motivazione è semplicemente un effetto del nostro lavoro. Quando dai strategie mentali che funzionano ad un atleta e questo comincia ad ottenere più risultati e gioca meglio, è evidente che lo vedi ogni giorno più carico e motivato. Così come lo sarebbe se un bravo tecnico gli insegnasse un colpo vincente o un bravo preparatore gli facesse una scheda che lo porta a saltare 10 centimetri in più... Quindi in realtà la parola “motivatore” è estremamente riduttiva. Per capirci, il nostro lavoro non è far credere alle persone di essere invincibili o urlare nelle loro orecchie “dai ce la puoi fare!”. Insegniamo agli atleti come utilizzare la mente al top e li alleniamo a farlo costantemente.

In che cosa consiste l’allenamento mentale? Quanto dura? Come è strutturato? Dove si può fare? 

Dipende da caso a caso e dall’obiettivo per cui un atleta o una squadra ci contatta. Può durare pochissime sessioni nel caso di una tematica specifica da risolvere (un atleta che vuole imparare a gestire lo stato d’animo, un allenatore che vuole comunicare in modo efficace, ecc.) fino a quegli atleti o squadre che ci chiedono di seguirli per tutta la stagione fino al raggiungimento dell’obiettivo. In questo secondo caso (sempre in base a ciò che dobbiamo fare) seguiamo il team o gli atleti circa una volta ogni due settimane per un paio d’ore. E da una volta all’altra l’atleta dovrà allenare gli strumenti che gli abbiamo insegnato. Perché anche quando si parla di allenamento mentale la parola chiave è “allenamento”. Se bastasse solo una sessione con me si chiamerebbe “miracolo” mentale... ma per questo mi sto ancora attrezzando :) Il dove lavoriamo varia da ciò su cui stiamo lavorando: alcune sessioni possono essere fatte tranquillamente in una stanza, spogliatoio o comunque in un luogo tranquillo dove possiamo lavorare. Altre sessioni vengono invece fatte direttamente in campo per avere un feedback diretto del risultato.

Prima parlavi di team. Quando lavori in un team, qual è la tua figura di riferimento? A chi rispondi?

Per come la vedo io, quando lavoro in un team, il mio punto di riferimento è sempre il tecnico. Io sono un braccio armato dell’allenatore. Sono il professionista dell’allenamento mentale. Ma la leadership rimane sempre a lui. Così come il preparatore atletico (riutilizzando l’esempio di prima) si occupa della performance fisica degli atleti, io mi lavoro a diversi livelli sugli aspetti mentali, comunicativi, di gestione dello stress, di lavoro efficace di squadra, ecc. A “diversi livelli” significa che posso lavorare con la società, con lo staff, con l’allenatore e con gli atleti: con uno solo, più di uno o con tutti questi protagonisti del team! Perciò concordo gli obiettivi con il tecnico e condivido con lui la strategia che intendo seguire, in modo da essere sempre allineati.

Grazie Alessandro! :)
Se vi interessa approfondire l'argomento vi lascio di seguito due link nei quali troverete tanti spunti utili e molte risposte ad ogni vostra curiosità.
http://www.ekissportcoaching.com/
E il Blog di Ale http://www.pnlekis.com/

Un abbraccio ad ognuno di voi, alla prossima,

Momi


http://www.pallavoliamo.it/publishedpage.aspx?issueid=9dc0953f-962a-43cc-8641-074066b4b27f&pageid=1d17d34a-8c37-44ae-b253-1921262c0ded

Nessun commento:

Posta un commento