Vado al controllo conclusivo dal ginecologo che mi ha seguita durante la gravidanza.
Verifica gli ultimi esami, mi visita, poi procediamo con l'ecografia.
Chissà se è l'ultima volta che vedo la mia creatura in bianco e nero e scambio un braccio per una gamba, o un culo per la pancia.
Verifica gli ultimi esami, mi visita, poi procediamo con l'ecografia.
Chissà se è l'ultima volta che vedo la mia creatura in bianco e nero e scambio un braccio per una gamba, o un culo per la pancia.
Comunque tutto ok.
Gli faccio le mie domande per capire se ho capito, per soddisfare le restanti curiosità, per fissare il monitoraggio a scadenza.
Lo osservo, mentre guarda il mio cucciolo sul monitor con ammirevole prudenza.
Mi incanto sulle sue mani che sanno essere gentili e che con maestria hanno portato al mondo centinaia di bambini.
Mi incanto sulle sue mani che sanno essere gentili e che con maestria hanno portato al mondo centinaia di bambini.
In questi mesi ho imparato ad amarlo.
Inizialmente mi sembrava troppo scientifico, quasi asettico, davvero serio e razionale.
Mentre io mi approcciavo alle visite con Gian in modalità "tutto cuore, curiosità ed emozione".
A volte mi sono chiesta se fosse la persona giusta per me, per noi.
La sua mancanza di effusioni mi ha fatta sentire poco coccolata, poco importante, a volte persa.
Come se il nostro piccolo e delicato segreto d'amore in evoluzione, fosse per lui una prassi.
Mentre io mi approcciavo alle visite con Gian in modalità "tutto cuore, curiosità ed emozione".
A volte mi sono chiesta se fosse la persona giusta per me, per noi.
La sua mancanza di effusioni mi ha fatta sentire poco coccolata, poco importante, a volte persa.
Come se il nostro piccolo e delicato segreto d'amore in evoluzione, fosse per lui una prassi.
Ma, come spesso accade, mi sbagliavo.
Non sempre ciò che ci aspettiamo che sia è la cosa migliore per noi.
Forse quello che ci accade è lontanissimo dalla nostra idea originale, ma ha il suo senso di essere, di esistere.
E se è arrivato così, in questo esatto modo, è giusto per noi.
Forse quello che ci accade è lontanissimo dalla nostra idea originale, ma ha il suo senso di essere, di esistere.
E se è arrivato così, in questo esatto modo, è giusto per noi.
Mi sono detta, se è lui che ho trovato, significa che va bene per me e per noi.
E ho imparato ad apprezzare la sua accuratezza.
Ho imparato a rispettare i suoi silenzi che inizialmente mi intimorivano e che io riempivo di domande, per poi scoprire che erano silenzi di concentrazione, osservazione, zelo.
Ho imparato a dare il giusto valore alle sue poche parole, mai una di troppo, ma sempre chiare, sicure, esperte.
Ho imparato a contenere i suoi suggerimenti, non come una scomoda e preoccupante verità, ma come una saggia prevenzione.
Ho imparato a rispettare i suoi silenzi che inizialmente mi intimorivano e che io riempivo di domande, per poi scoprire che erano silenzi di concentrazione, osservazione, zelo.
Ho imparato a dare il giusto valore alle sue poche parole, mai una di troppo, ma sempre chiare, sicure, esperte.
Ho imparato a contenere i suoi suggerimenti, non come una scomoda e preoccupante verità, ma come una saggia prevenzione.
E quella carezza sul mio viso nel momento dei saluti è diventata tutto il rassicurante di cui ho bisogno per sapere che io e il mio bambino stiamo bene.
Oggi mi ha piantato i suoi occhi blu dritti nei miei e mi ha detto l'esatta frase che mi serviva per accedere alle migliori risorse di cui dispongo per affrontare il parto:
"Hai fatto tutto bene, con cura e attenzione, ora ti serviranno le palle!
So che le hai."
So che le hai."
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