Ottobre 2013
Benvenuti a tutti in questo nuovo numero di Pallavoliamo.it
Vi scrivo da Ostia, Roma, in una splendida giornata di
autunno. Oggi ho scelto di dedicare la mia intervista di CrossOver ad una persona davvero straordinaria. Un marito, un
padre, un lavoratore, un musicista, un atleta di Paraciclismo che con la sua "due ruote" ha compiuto imprese incredibili portando i colori dell'Italia sulla cima del mondo. Si chiama Andrea
Devicenzi e oggi vi racconto la sua storia perché a me, conoscerlo, ha
emozionato. Ho molto rispetto per ogni atleta di qualunque disciplina: so che
cosa significa lavorare quotidianamente e diligentemente per un obiettivo;
quanto impegno, passione, volontà, sacrificio lo sport richieda. E quante gioie, soddisfazioni, importanza, calore e
appagamento sappia regalare. Lo sport ti sprona a fare del tuo meglio, ti aiuta
ad elevare i tuoi standard.
Quando l’ho incontrato e ho conosciuto il suo trascorso, il
rispetto si è trasformato in stima,
in orgoglio. Uno sguardo umile,
buono, attento e discreto… lui che, a detta di tutti, è “un grande” perché con una gamba soltalto ha fatto cose incredibili che
la maggior parte di noi non si sognerebbe di fare nemmeno con due.
L’obiettivo della mia rubrica è quello di fornirvi degli spunti di riflessione e ispirazione:
oggi lo faccio tramite Andrea, un
campione di sport e di vita. Perché, ciò che resta non sono le medaglie che
hai vinto o i traguardi che hai raggiunto, ma la persona che sei diventata grazie a quelle esperienze e a tutti
gli insegnamenti di cui hai fatto tesoro.
Ad arrivare sempre più in alto, a superare ogni barriera.
Ad arrivare sempre più in alto, a superare ogni barriera.
1.Ciao Andrea, vorrei che fossi tu a presentare l’inizio della tua storia ai nostri lettori: vuoi raccontare loro che cosa ti e' successo in giovane età?
1 - All'età di 17 anni, in seguito ad un incidente in moto, mi viene d'urgenza amputata la gamba sinistra
per salvarmi la vita. Il cuore, dopo essersi fermato, viene rianimato al terzo tentativo dai medici con il defibrillatore ed ha continuato a battere per regalarmi ancora tute le emozioni della vita.
2.Come hai reagito alla sfida a cui la vita ti ha sottoposto? Come ti sei approcciato alle prime difficoltà che inevitabilmente necessitavano di soluzioni? Qual è stato il tuo atteggiamento?
2 - Quando era a terra dopo lo scontro con la macchina, il primo pensiero è andato subito alla moto, come ogni giovane che amasse la moto...era perfettamente pulita, senza nemmeno un graffio. L'ho cercata con lo sguardo, era davanti a me, ma tra me e lei c'erano il mio corpo e le mie gambe, o quello che di una era rimasto. In quell'istante le preoccupazioni per la moto sono sparite ed è stata immediata la consapevolezza che era successo qualcosa di molto grave e di irreparabile.
All'indomani quando mi sono svegliato nel letto, la gamba non c'era più, mi era stata amputata d'urgenza per salvarmi la vita. Penso che a quell'età ci siano due principali modi di reagire: lasciarsi andare allo sconforto che poi ti inseguirà per molti anni o reagire subito senza perdere un' attimo della tua vita. Fortunatamente faccio parte della "seconda specie": ho reagito subito, cercando fin dai primi giorni dopo l'incidente di trovare nuovi obiettivi, consapevole che una vita senza una gamba non poteva essere identica a prima.
3.Quando ti sei avvicinato allo sport? E quando è sbocciato l'amore per la bicicletta?
3 - Ho sempre praticato sport nella mia vita fin dalla giovanissima età: calcio, atletica e judo. Spesso, tra i 7 e i 14 anni, capitava che ad inizio stagione, in settembre, decidessi di smettere lo sport fatto fino a luglio per iniziarne un' altro; penso di non aver mai fatto lo stesso sport per tre anni consecutivi e di questo ne sono orgogliosissimo.
L'incidente non ha bloccato questo amore, ma al contrario, consapevole del benessere che regala ad ogni fine allenamento, mi ha visto fin da subito, appena fu possibile ricominciare, allenarmi, adattandomi ad uno sport fattibile senza una gamba. Ed è stato nel gennaio del 1991, dopo i quattro mesi di degenza in tre ospedali diversi, che assieme all'amico Marco ed al cugino Rossano ho visto il primo obiettivo post incidente, la partecipazione alla Vogalonga di Cremona, 54 km sul Fiume Po con una barca a quattro remi.
Nell'estate successiva mio padre mi ha regalato la Mountain Bike, mi piaceva moltissimo, ma purtroppo ero ancora chiuso in uno stato mentale da non riuscire a pedalare senza protesi (come invece faccio ora)): mi provocava grossi arrossamenti all’ inguine dandomi pochissima autonomia in chilometraggio percorso; dopo pochi mesi ho smesso per i continui dolori che avevo nel camminare. Dopo qualche anno, vinta la barriera della protesi e deciso di andare senza, comprai una bici da corsa, per due anni l'ho utilizzata togliendomi a livello personale parecchie soddisfazioni, ma per lavoro e studio della musica abbandonai questo sport. Lo ripresi poi nel 2007, in seguito ad una vacanza con la famiglia a Cesenatico, terra del mitico Marco Pantani. Aumentato parecchio di peso, circa 20 km rispetto ad ora per il lavoro sedentario e l'abbandono dello sport per lo studio del Sassofono, decisi una volta tornato a casa di iniziare ancora una volta a fare sport, per perdere peso e stare meglio fisicamente. Decisi di rispolverare la vecchia bici e pedalare.
4. 700 km in 8 giorni in India nel 2010 e la Randonèe Parigi-Brest-Parigi nel 2011, unico atleta disabile ad aver raggiunto traguardi tanto impegnativi e vette cosi alte. Queste solo due delle tue imprese, che significato hanno avuto per te?
4 - Il Raid in india fatto nel 2010, è stato il detonatore che mi ha fatto definitivamente innamorare di questo meraviglioso sport. Come la maggior parte delle persone potrebbe pensare quando sente parlare di ciclismo, si immagina le gare in gruppo con volata finale. Questo è totalmente l'opposto: l'avventura è stata in una terra magnifica ma allo stesso tempo molto pericolosa (è una delle tre strade più pericolose al mondo). E' stato un viaggio molto personale, intimo, durante gli 8 giorni impiegati da Manali a Leh. Sia durante la giornata in bici che nei momenti di riposo o alla sera, erano tantissimi gli spazi che dedicavo a me stesso, ai miei pensieri e alle mie riflessioni su moltissimi argomenti. E' stato un successo personale che mi ha legato definitivamente a questo mezzo che è la bici e a queste avventure vissute in autonomia per molti giorni.
La Parigi/Brest/Parigi, 1.230 km percorsi in 72 ore e 42 minuti è stata un'impresa radicalmente diversa da quella fatta in India. E' stata una preparazione durissima lunga circa 8 mesi dove gli allenamenti duravano tantissime ore. Quando partii da Parigi per i tre giorni che mi aspettavano in sella alla bici, mi accorsi fin da subito, che al contrario dell'India (dove ogni tanto impugnavo la telecamera per filmare o fotografare i paesaggi) qui non ci sarebbe stato tutto quel tempo. La priorità, se si voleva terminare nel tempo dichiarato per l'omologazione di 80 ore, era pedalare. Forse anche complice la stanchezza, ricordo pochissimo soprattutto della parte centrale, dove mi sono trovato a dormire solamente dopo 36 ore e 707 km.
Entrambe però mi hanno fatto capire che le possibilità di ognuno di noi sono infinite, dipende da quanto crediamo nel nostro progetto e da quanto siamo disposti a rinunciare per riuscirci. La cosa principale a cui penso sempre quando vado all'estero per alcuni giorni, per le competizioni e per i molti allenamenti che giornalmente faccio, è il tempo "mancato" con la mia famiglia, mia moglie e le mie due figlie, tempo che mai nessuno mi ridarà indietro ma che mi stimola nei momenti di intensa fatica in gara o durante gli allenamenti.
5.Cosa ti rende un vincente?
5 - Riesco a dare il massimo di me stesso ponendomi sempre degli obiettivi, non riesco ad immaginare di fare le cose tanto per fare. Con obiettivo non intendo di fare imprese strabilianti, intendo anche cose che sono piccole per qualcuno ma che per altre sono immense. Se una persona, definita "sedentaria", inizia a voler correre, penso che porsi l'obiettivo di partecipare ad una maratonina di 10 km possa essere di grande stimolo nei momenti difficili della vita, quando non avresti voglia di vestirti per uscire o ti senti un pò stanco. Se in quel momento hai un' obiettivo, ti balza subito in mente e la percentuale che poi tu vada ad allenarti è altissima, al contrario se non ce l'hai la percentuale che tu quel giorno stia a casa è praticamente scontata.
6.Quanto ti alleni? Come prepari le tue gare? Cosa ti spinge e ti motiva ad allenarti così duramente mettendoti costantemente alla prova?
6 - Negli ultimi due anni gli allenamenti sono cambiati completamente perché dal 2012 sono passato dalla specialità del ciclismo a quella del Paratriathlon. Non essendo professionista, ho il mio normalissimo lavoro che mi occupa dalle 8 alle 10 ore al giorno e gli allenamenti li faccio in base a come ho programmato la giornata e la stagione. Generalmente mi alleno ogni giorno in una delle tre specialità, che sono nuoto, bici e corsa. Al mattino preferisco fare corsa o bici, nella pausa pranzo nuoto, prima di cena qualunque specialità. Solitamente durante la settimana che precede una gara seguo regolarmente gli allenamenti come da tabella, per durata e intensità. Se la gara è la domenica, il sabato faccio un due ore circa di "scarico" in bici. Sto molto attento all'alimentazione alla sera e soprattutto al mattino della gara, senza però inventarmi nulla e mantenendo le abitudini. Mi motiva l'obiettivo che voglio raggiungere, dando il massimo di me stesso. Tante volte nei momenti difficili penso ai sacrifici miei, della mia famiglia e del mio team che mi hanno portato in quella situazione e questo eleva tantissimo la mia concentrazione ed aumenta la soglia del dolore facendomi superare anche alcuni limiti fino a quel momento impensabili. Mi accorgo sempre più che in una preparazione atletica è di fondamentale importanza la parte mentale perché è la mente che fa partire ogni nostro movimento.
7.Qual è l’insegnamento più grande che hai tratto dalla tua esperienza?
7 - Ho imparato che non esistono limiti se veramente crediamo in quello che facciamo e negli obiettivi che vogliamo raggiungere. Le due imprese mai riuscite prima da un atleta amputato che sono riuscito a fare testimoniano proprio questa teoria. Non ho e secondo me non esistono persone con super poteri, esistono però persone che rispetto ad altri si sacrificano e mettono in gioco sè stessi per raggiungere l' obiettivo in cui credono completamente. Inoltre ho imparato a non dare mai nulla di scontato. 17 anni nella vita si hanno una volta sola, e a quei tempi io pensavo di avere la vita in mano; credevo di riuscire a fare ogni cosa e soprattutto che non mi potesse succedere niente. La realtà poi ha dimostrato il contrario, non potrò mai tornare ragazzo e spiegare a me stesso i reali pericoli che si possono correre su di una strada, ma posso però spiegarlo e farlo capire ai ragazzi di quell'età, oggi.
8.Come ci si sente a rappresentare l’Italia in importanti competizioni internazionali?
8 - Indossare la divisa "azzurra" é una sensazione indescrivibile, inoltre quest'anno ho avuto anche la possibilità di vivere l'incredibile emozione di sentire l'inno Nazionale per essere arrivato primo in una gara Europea. È emozionante averla sempre nei cassetti assieme alle altre divise e poterla indossare anche in allenamento, ma non ho mai legato il mio impegno nello sport alla maglia azzurra, quello c'é a prescindere.
9.Che significato dai alla parola “limite”?
9 - Mai come negli ultimi anni ho lottato, pensato, superato alcuni dei miei limiti. A livello sportivo, l'avventura in India e la Parigi/Brest mi hanno fatto capire veramente quanto lo si possa spostare più in là se si vuole con tutto noi stessi una cosa. Penso inoltre che non esista in ognuno di noi un limite, a meno che non ce lo imponiamo noi di non riuscirci. Se non fossi certo di questo non avrei mai accettato sfide che mai nessuno aveva tentato prima e sono altrettanto certo che possono essere ripetibili. Ovviamente con tanto sudore.
5 - Riesco a dare il massimo di me stesso ponendomi sempre degli obiettivi, non riesco ad immaginare di fare le cose tanto per fare. Con obiettivo non intendo di fare imprese strabilianti, intendo anche cose che sono piccole per qualcuno ma che per altre sono immense. Se una persona, definita "sedentaria", inizia a voler correre, penso che porsi l'obiettivo di partecipare ad una maratonina di 10 km possa essere di grande stimolo nei momenti difficili della vita, quando non avresti voglia di vestirti per uscire o ti senti un pò stanco. Se in quel momento hai un' obiettivo, ti balza subito in mente e la percentuale che poi tu vada ad allenarti è altissima, al contrario se non ce l'hai la percentuale che tu quel giorno stia a casa è praticamente scontata.
6.Quanto ti alleni? Come prepari le tue gare? Cosa ti spinge e ti motiva ad allenarti così duramente mettendoti costantemente alla prova?
6 - Negli ultimi due anni gli allenamenti sono cambiati completamente perché dal 2012 sono passato dalla specialità del ciclismo a quella del Paratriathlon. Non essendo professionista, ho il mio normalissimo lavoro che mi occupa dalle 8 alle 10 ore al giorno e gli allenamenti li faccio in base a come ho programmato la giornata e la stagione. Generalmente mi alleno ogni giorno in una delle tre specialità, che sono nuoto, bici e corsa. Al mattino preferisco fare corsa o bici, nella pausa pranzo nuoto, prima di cena qualunque specialità. Solitamente durante la settimana che precede una gara seguo regolarmente gli allenamenti come da tabella, per durata e intensità. Se la gara è la domenica, il sabato faccio un due ore circa di "scarico" in bici. Sto molto attento all'alimentazione alla sera e soprattutto al mattino della gara, senza però inventarmi nulla e mantenendo le abitudini. Mi motiva l'obiettivo che voglio raggiungere, dando il massimo di me stesso. Tante volte nei momenti difficili penso ai sacrifici miei, della mia famiglia e del mio team che mi hanno portato in quella situazione e questo eleva tantissimo la mia concentrazione ed aumenta la soglia del dolore facendomi superare anche alcuni limiti fino a quel momento impensabili. Mi accorgo sempre più che in una preparazione atletica è di fondamentale importanza la parte mentale perché è la mente che fa partire ogni nostro movimento.
7.Qual è l’insegnamento più grande che hai tratto dalla tua esperienza?
7 - Ho imparato che non esistono limiti se veramente crediamo in quello che facciamo e negli obiettivi che vogliamo raggiungere. Le due imprese mai riuscite prima da un atleta amputato che sono riuscito a fare testimoniano proprio questa teoria. Non ho e secondo me non esistono persone con super poteri, esistono però persone che rispetto ad altri si sacrificano e mettono in gioco sè stessi per raggiungere l' obiettivo in cui credono completamente. Inoltre ho imparato a non dare mai nulla di scontato. 17 anni nella vita si hanno una volta sola, e a quei tempi io pensavo di avere la vita in mano; credevo di riuscire a fare ogni cosa e soprattutto che non mi potesse succedere niente. La realtà poi ha dimostrato il contrario, non potrò mai tornare ragazzo e spiegare a me stesso i reali pericoli che si possono correre su di una strada, ma posso però spiegarlo e farlo capire ai ragazzi di quell'età, oggi.
8.Come ci si sente a rappresentare l’Italia in importanti competizioni internazionali?
8 - Indossare la divisa "azzurra" é una sensazione indescrivibile, inoltre quest'anno ho avuto anche la possibilità di vivere l'incredibile emozione di sentire l'inno Nazionale per essere arrivato primo in una gara Europea. È emozionante averla sempre nei cassetti assieme alle altre divise e poterla indossare anche in allenamento, ma non ho mai legato il mio impegno nello sport alla maglia azzurra, quello c'é a prescindere.
9.Che significato dai alla parola “limite”?
9 - Mai come negli ultimi anni ho lottato, pensato, superato alcuni dei miei limiti. A livello sportivo, l'avventura in India e la Parigi/Brest mi hanno fatto capire veramente quanto lo si possa spostare più in là se si vuole con tutto noi stessi una cosa. Penso inoltre che non esista in ognuno di noi un limite, a meno che non ce lo imponiamo noi di non riuscirci. Se non fossi certo di questo non avrei mai accettato sfide che mai nessuno aveva tentato prima e sono altrettanto certo che possono essere ripetibili. Ovviamente con tanto sudore.
10 - Non ho nessun porta fortuna da portare con me alle gare, ho però una "costante" che ho imparato a controllare ed un un certo senso anche godermi. È la tensione pre-gara, che per molti è il principale motivo del "non competere". Generalmente la sera prima mangio un po' meno, lo stomaco è leggermente chiuso, mentre la mattina della gara riesco a fare una abbondante colazione. Mi porta ad essere più taciturno del solito ed essere molto concentrato.
11.Ti sei avvicinato all’ambiente della crescita personale e del coaching. Come questo sta migliorando ulteriormente la tua vita? Che progetti hai per il futuro?
11- Mi sono avvicinato alla Crescita Personale per puro caso, sono stato contattato da un amico su un social network per partecipare ad un corso outdoor dove portare la mia esperienza di vita e sportiva. Ricordo che al termine della prima giornata andai in camera dicendomi "ma questa roba come faccio a portarla nella vita di tutti i giorni?", pensavo fosse inutile, giochetti momentanei della durata di pochi giorni. Il giorno successivo feci il mio intervento al mattino e seguii il corso fino al termine, mentre tornavo a casa, eravamo in Trentino, telefonai a mia moglie e gli disse che qualcosa dentro di me era cambiato. Dentro di me sento da sempre un vuoto che e' quello di non avere studiato e non ho mai trovato il canale giusto per trovare libri da leggere su cui imparare, ora l'ho trovato ed e' nata una vera passione. L'obiettivo e' sicuramente quello di diventare un Coach, un bravo Coach, portando la mia esperienza di vita e quello che imparero' ancora. Sono stato in grado nel corso della mia vita di trasformare grosse difficolta' in diverse eta' e mi piacerebbe insegnare alle persone come trasformarle in opportunità.
12. Quali sono i tuoi nuovi obiettivi/impegni sportivi?
12- Da due anni pratico il Paratriathlon a livello internazionale, ho partecipato ai Campionati Europei dove ho vinto due medaglie, una di bronzo e una d'argento, oltre ad una partecipazione ai Campionati del Mondo in Nuova Zelanda.
Purtroppo quest'anno ho dovuto rinunciare ai Campionati del Mondo a Londra per un forte mal di schiena; la risonanza magnetica ha evidenziato un' ernia ed una protusione.
In questo momento potrei definirmi in standby, parto dal presupposto che lo sport debba essere, soprattutto se praticato a livello amatoriale, fatto per divertimento, che non vuol dire non dare il massimo e non metterci impegno, ma che deve essere salutare. Sebbene la mia disabilità sia superata, non voglio dimenticare che la vita è ancora lunga e la gamba che mi sorregge ora dovrà farlo per tantissimi altri anni. E' una decisione difficilissima perchè l'istinto direbbe di non fermarsi mai, ma una nuova consapevolezza maturata soprattutto negli ultimi mesi riesce a farmi valutare le situazioni da altre angolazioni. Significherebbe rinunciare alla maglia azzurra ed in primis all'obiettivo delle Paralimpiadi di Rio 2016, ma sulla bilancia c'è la salute.
13. Che cosa ti appassiona?
Cosa ti piace fare?
13- Mi piace stare con la mia famiglia, godermi ogni momento che vivo con loro perchè per lavoro e sport sono spesso lontano da casa. Sto imparando a vivere sempre più nel presente, nel senso che riesco a concentrarmi, a godere, a vivere il momento che sto vivendo in quell'istante riuscendo a raggiungere un'elevata intensità e portarmelo poi con me nei lunghi momenti lontano da loro. Sono per la qualità e non la quantità.
Mi piace fare sport, molto sport. Ogni allenamento, anche se lo inizio già stanco per vari motivi, riesce a resettare il mio fisico e la mia mente regalandomi una meravigliosa sensazione, tale da non vedere l'ora di ripartire il giorno successivo.
14.Cosa diresti a chi sta vivendo un momento di difficoltà? Quanto conta la fiducia in sé stessi quando dobbiamo superare un ostacolo?
14 - La fiducia in se stessi è determinante, non si può pensare di affidarsi agli altri. Qualsiasi ostacolo che ci si presenta davanti senza che noi siamo pronti o peggio sfiduciati, ci può fermare. E' una condizione difficile da superare ma prima di pensare di cadere nella disperazione bisogna anche essere maturi nel riflettere sul: "dove mi può portare di diverso questa disperazione?", la risposta sarà inevitabilmente, "ancora più in profondità di dove sei ora", ecco che qui deve uscire la vera maturità di ognuno e farci pensare positivo ed in tante occasioni farci valutare in diverso modo l'entità della nostra disperazione.
15.Che significato dai alla parola disabilità?
15 - Negli anni ho sempre attribuito questa parola alle persone che avessero problemi celebrali, amputazioni di arti, cechi, ecc... Negli ultimi anni, grazie soprattutto alle esperienze sportive, ho scoperto che la gente si costruisce nella propria mente dei muri, delle barriere a volte senza motivo. Nasce in loro un' insicurezza, paura, vergogna, chi li blocca nel fare qualsiasi cosa. Bè secondo me questa è una disabilità ben più grande di chi è stato amputato ad una gamba come me. Non solo io ma tantissimi altri "disabili" hanno dimostrato con i fatti che si può fare tranquillamente una vita normale e non solo, ma fare anche cose straordinarie che gente "normodotata" non è in grado di fare, ma non per problemi fisici ma per i blocchi costruiti nella mente. Ho vissuto sulla mia pelle più volte l'esperienza che non è il corpo a permetterti di superare momenti difficili, ma la mente, se il pensiero lo mantieni vivo e positivo chiunque è in grado di fare qualsiasi cosa.
16. In una battuta che cos'è per te:
- la vita- la gratitudine
- la fatica
- la competizione
- la felicità
- la determinazione
- la famiglia
16 - LA VITA - Un dono che merita di essere vissuta integralmente in ogni momento.
LA GRATITUDINE - Riconoscere chi contribuisce a migliorare la vita altrui.
LA FATICA - Una sensazione con la quale ho imparato a convivere e che cerco, perchè ogni volta mi regala forti emozioni.
LA COMPETIZIONE - Un modo per misurarsi con gli altri ma soprattutto per misurarsi con se stessi e migliorare ogni volta.
LA FELICITA' - Ci vuole una grande consapevolezza per rendersi conto di essere felici. E' un'emozione tante volte difficile da riconoscere perchè siamo immersi in mondo a volte ingannevole. Capita a volte di passare momenti felici ma ce ne accorgiamo troppo tardi.
LA DETERMINAZIONE - Avere ben chiaro da dove si parte ma soprattutto dove si vuole arrivare, la fermezza e la sicurezza delle nostre azioni.
LA FAMIGLIA - Un miracolo a cui auguro ad ognuno di provarne le emozioni.
Grazie di cuore Andrea per la tua testimonianza.
Un saluto a tutti voi, alla prossima
Momi ;)
www.giuliamomoli.blogspot.it
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